Dante Lattes

Pitigliano (GR) 1876 - Dolo (VE) 1965


Vita e opere

Rabbino, ebraista e scrittore, Dante Lattes nasce a Pitigliano (GR), allora chiamata la piccola Gerusalemme di Toscana, nel 1876. E’ allievo del Collegio rabbinico di Livorno diretto dallo studioso di qabbalà rav Elia Benamozegh (1823-1900). Dal 1896 collabora con il Corriere israelitico di Trieste (città in cui insegna e si sposa, ma che deve abbandonare nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia contro l’impero austro-ungarico). Trasferitosi prima a Padova e poi a Firenze, dove si associa con il rabbino Alfonso Pacifici (1889-1983), nel 1916 è tra i fondatori del locale settimanale Israel, di orientamento sionista. Dopo un breve soggiorno a Siena, si stabilizza a Roma e avvia una collaborazione con Moshe Beilinsohn (1889-1936) dando vita nel 1925 alla rivista La Rassegna mensile di Israel. Nello stesso anno viaggia in Palestina, per partecipare all’inaugurazione dell’università ebraica di Gerusalemme. Rientrato a Roma, tiene corsi come docente di lingua e letteratura ebraica presso l’Istituto di lingue orientali. Sionista della prima ora, negli anni Venti traduce e introduce alcuni classici del ‘rinascimento ebraico’ di orientamento sionista: Martin Buber, Achad Ha‘am, Nachman Bialik, Leon Pinsker e Moses Hess. E’ autore di molti commenti biblici e di testi fondamentali per l’etica rabbinica come i Pirqè Avot. Scrive inoltre un’Apologia dell’ebraismo (1923) e una Storia del sionismo (1928). In seguito alle leggi razziali del 1938 trova riparo emigrando l’anno successivo in terra di Israele, ancora sotto il Mandato Britannico di Palestina, vivendo a Tel Aviv e poi a Gerusalemme, ma nel 1946 torna per contribuire alla rinascita delle comunità ebraiche italiane e alla loro vita intellettuale e istituzionale, dirigendo tra l’altro il Collegio Rabbinico, ormai unificato a Roma, e la stessa Rassegna mensile di Israel, ad oggi la più importate rivista culturale dell’ebraismo italiano. Un’antologia di suoi interventi appare nel 1954 con il titolo Aspetti e problemi dell’ebraismo, a cura dell’Unione delle comunità israelitiche italiane. Muore a Dolo presso Venezia nel 1965, assistito dal figlio della figlia, il medico ed ebraista Amos Luzzatto (1927), trisnipote del rabbino, esegeta e rappresentante dell’haskalà italiana Samuel David Luzzatto (1800-1865) che riposa nel medesimo cimitero ebraico di Padova.

Il pensiero filosofico-religioso

Il pensiero ebraico, ad un tempo teologico e politico, di Dante Lattes è sfaccetato e asistematico, spesso disseminato in saggi e brevi articoli, non raramente di taglio polemico e suscitati da occasioni storiche. Nondimeno esso risponde ad alcune idee forti che riescono a dare unitarietà alla sua Weltanschauung, che programmaticamente intende coniugare visione ideale e azione, ciò che chiamava semplicemente “l’idea ebraica” e la missione o meglio la testimonianza che il popolo ebraico deve, su comando divino, offrire al mondo. Tale approccio e molte delle sue linee di forza sono assai simili alla filosofia religiosa di Martin Buber (1878-1965), autore con il quale il Lattes ebbe molti rapporti personali, e al sionismo culturale di Achad Ha‘am (1856-1927). Per entrambi questi pensatori ebrei, come per il Lattes, il giudaismo non è solo una religione ma la forma esistenziale di un’esperienza collettiva nella quale convergono dimensioni diverse come la fede religiosa (emunà) e l’appartenenza a una storia (toledot), l’etnicità di popolo (‘am Israel) e la particolarità di una cultura/civilizzazione (tarbut) sviluppatasi attorno all’ebraico (‘ivrit), lingua ad alta densità simbolico-semantica, il tutto amalgamato dalla convinzione che il messaggio religioso e politico del giudaismo – il monoteismo e il primato della giustizia sociale – siano valori assoluti e universali, che i figli di Israele sono chiamati a vivere al di qua e a far conoscere al di là dei confini etnico-confessionali. In tal senso il Lattes costituisce il punto di mediazione di tre distinte prospettive: quella mistica e organicista di Benamozegh, quella romantica e ‘spirituale’ di Achad Ha‘am e quella profetica e socialista di Buber. Non va poi sottovalutata l’influenza che ebbe su di lui l’opera di Ernest Renan (1823-1892) e la sua concezione di nazione.

Se posto nel contesto del giudaismo italiano della prima metà del Novecento, provinciale e isolato rispetto ai coevi fermenti europei, il Lattes appare figura innovativa e fondamentale proprio per la sprovincializzazione culturale degli ebrei italiani. Come ha rilevato Gadi Luzzatto Voghera: “Tutto il lavoro di Dante Lattes si è fondato su una strutturale ricerca delle fonti del sapere ebraico contemporaneo al di fuori dei confini italiani, soprattutto tramite traduzioni e conferenze”. Questo diuturno impegno di alta divulgazione non solo ha significato un’apertura a nuove correnti filosofico-ebraiche europee ma ha determinato soprattutto una ri-coscientizzazione – un ‘rinascimento’, nel linguaggio buberiano – dei valori tradizionali del giudaismo, sia quelli direttamente radicati nel codice biblico (Lattes ha scritto numerosi commenti a testi del Tanakh, nel solco di Samuel David Luzzatto e di Umberto Cassuto), sia quelli peculiari al rabbinismo (si vedano soprattutto i commenti ai Pirqè Avot e la divulgazione di pensatori come Nachman Krochmal e Samson Raphael Hirsch, Joseph Klausner e Leo Baeck).

Sintesi matura di questo impegno è il volume del 1923 L’idea di Israele (originariamente pubblicato con il titolo Apologia dell’ebraismo), nel quale vengono presentati i pilastri del pensiero e della vita di Israele, come popolo e come cultura: la concezione di un Dio uno e unico, purificata da ogni astrattismo, che si rivela agli uomini e si compromette con la storia umana; la figura del profeta come intermediario scelto da Dio per agire e farsi presente nella storia; il messia come ‘avvenire’ ovvero orientamento di senso per la storia stessa nonché come ‘speranza’ di vita futura; e infine la legge (così spesso mal compresa quando non biasimata dal mondo cristiano) che costituisce il ‘genio dei farisei’, in quanto rappresenta l’incarnazione simbolica degli ideali divini sul mondo e l’implementazione di una morale universale. Nell’introduzione originale il Lattes osservava: “Tutto ciò che nel mondo è morale porta impresso il suggello dell’idea e del travaglio di Israele. L’umanità non sarebbe quale è se il genio dell’ebraismo non fosse intervenuto a dare un nuovo indirizzo alla sua storia interiore. Di questo segno ebraico la storia morale degli uomini non potrà più liberarsi (...) L’apologia di quest’idea è perciò l’apologia dell’ideale umano, di quanto v’ha di sacro, di puro, di grande nei nostri sogni e nelle nostra volontà, di quanto vuol essere attuato per la pace del mondo, nella vita di tutti gli uomini, di quello che non è stato ancora raggiunto ma deve esserlo”.

Tale afflato universalista, appreso paradossalmente nel marginale collegio rabbinico livornese già alla fine dell’Ottocento, sarebbe tuttavia andato progressivamente coniugandosi con la vera novità ebraica del nuovo secolo, il sionismo, inteso come nazionalismo ebraico imperniato sul ritorno degli ebrei nella terra dei padri (allora chiamata ancora Palestina) che fin da subito si tinse di divese aspettative: politiche, culturali, religiose. Dante Lattes, con il fiorentino Alfonso Pacifici (1889-1981), divenne un convinto sionista sebbene il suo sionismo si articolasse come espressione sociale e politica della sua idea di Israele, e dunque come opportunità per la rinascita della lingua e della cultura ebraiche, per la realizzazione concreta delle norme religiose e per la diffusione degli ideali messianici di giustizia e pace universali. Tale è il senso complessivo del suo nazionalismo come appare nel volume Sionismo, edito a Roma nel 1928. Il ritorno in eretz Israel, nella terra di Israele, è per il Lattes un tassello fondamentale ma anche funzionale a questa resurrezione dello spirito ebraico.

La forza morale e intellettuale del Lattes, e soprattutto la sua vis polemica, si mostrò di nuovo nell’immediato secondo dopoguerra, quando nel 1946 criticò alcune espressioni di Benedetto Croce sulla religiosità primitiva di chi crede nel concetto di popolo eletto. Fu una polemica che evidenziava come anche la cultura antifascista (per tacere ovviamente di quella fascista) non si fosse mai davvero sforzata di comprendere il giudaismo nei suoi propri termini e quanto lavoro fosse ancora necessario per far conoscere fonti e fondamenti della cultura ebraica. Uomo alieno da ogni forma di estremismo, Dante Lattes può essere ricondotto a un pragmatismo religioso-politico venato da forte ispirazione profetica ma sempre attento a fare sintesi, a mediare e ad aprire il ‘sistema dell’ebraismo’, soprattutto quando rischia di chiudersi a cerchio o cedere a facili contrapposizioni ideologiche tra ebrei e non ebrei, tra religiosi e laici, tra ortodossi e riformati.

Massimo Giuliani


Bibliografia

Opere principali

  • Apologia dell’ebraismo, Formiggini, Roma 1923 [poi ristampato in più edizioni con il titolo L’idea d’Israele, e recentemente ripubblicata da Giuntina, Firenze 1999].

  • Felice Momigliano. Il suo pensiero religioso ed ebraico, Edizioni Israel, Firenze 1924.

  • Sionismo (in 2 volumi), Edizioni Cremonese, Roma 1928.

  • Nel solco della Bibbia, Edizioni Israel, Firenze 1938.

  • Benedetto Croce e l’inutile martirio di Israele, Edizioni Israel, Firenze 1948.

  • Aspetti e problemi dell’ebraismo, Unione delle comunità israelitiche italiane, Roma 1954 (riedito da Borla, Torino, 1970).

  • I profeti di Israele, Unione delle comunità israelitiche italiane, Roma 1960.

Scritti sull’autore e sul suo pensiero filosofico-religioso

  • Scritti in onore di Dante Lattes, monografico de “La Rassegna mensile di Israel”, (XII) n.2/1938.

  • Gadi Luzzatto Voghera, Dante Lattes: ebraismo, nazione e modernità prima della Grande Guerra (1898-1914), in “Bailamme. Rivista di spiritualità e politica”, n.8/1990.

  • David Bidussa, Amos Luzzatto, Gadi Luzzatto Voghera, Oltre il ghetto. Momenti e figure della cultura ebraica in Italia tra l’Unità e il fascismo, Morcelliana, Brescia 1992.

  • Carlotta Ferrara degli Uberti, Fare gli ebrei italiani (1861-1918), Il Mulino, Bologna 2011.

  • Amos Luzzatto, introduzione all’antologia: Dante Lattes, Cultura ed etica ebraica. Scritti scelti, Bonanno Editore, Roma-Acireale 2015 (questa antologia contiene un’accurata nota bibliografica, che include la lista delle sue numerose traduzioni dall’ebraico e dal tedesco).