Ugo Gastaldi

Genova 1910 – Milano 2007

Vita e opere

Nasce il 6 novembre 1910 a Genova, in una famiglia cattolica. Terminati gli studi superiori a Senigallia, frequenta la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma. Qui, nel 1934, ascolta i sermoni di Paolo Bosio, pastore della Chiesa Valdese di Piazza Cavour a Roma, inizia a leggere la Bibbia e si converte al protestantesimo. Nello stesso anno, dopo la laurea, torna a Senigallia e aderisce al movimento dei Fratelli frequentando la Chiesa dei Fratelli della città, dove si battezza per immersione; in questa chiesa conosce Lidia Mauri Paolini (1918-2013), che sposa nel 1940.

La sua attenzione per problematiche sociali e educative lo porta, nel 1961, a presiedere il Comitato di Casa CARES, un'opera evangelica indipendente fiorentina, nata come casa di accoglienza per ragazzi provenienti soprattutto dall’Italia meridionale.

Dal 1936 al 1971 è professore di storia e filosofia nei licei statali a Livorno, Genova (qui nel 1942 nasce la figlia Silvia), Urbino, Osimo, Cesena e Legnano. Nel 1972 si trasferisce a Milano e, senza aderire a nessuna denominazione, frequenta l'ambiente evangelico, in particolare la Chiesa Battista di via Jacopino da Tradate, dove è attivo come predicatore laico.

Nel 1978 è tra i promotori del Centro Culturale Protestante di Milano, di cui sarà presidente per diversi anni, presso il quale viene costituita una Biblioteca di libri di argomento storico-teologico. In questi anni è coinvolto in attività ecumeniche sia con il cattolicesimo sia con l'ebraismo. Muore a Milano il 27 novembre 2007.

Alla fine della guerra, Gastaldi e il cognato, il chirurgo Aurelio [Lello] Mauri Paolini (1911-94), entrambi membri della Chiesa dei Fratelli di Senigallia, creano una piccola rivista bimestrale, “La via” (I, 1, agosto 1946 – II, 7, febbraio 1947), che diventa poi “Il Libero Evangelo” (I, 1, aprile 1947 – V, 9-12, settembre-dicembre 1951). La rivista si ispirava allo spirito originario del movimento dei Fratelli, cioè “ad un cristianesimo libero, pratico ed universale che, al di sopra di ogni formalismo di credo ed interesse di chiesa, direttamente attinga alla purezza e pienezza dell’Evangelo ed alla vivente testimonianza dello Spirito operante in coloro che credono e camminano nella verità di Cristo” (IV, n. 7-8, 1950, p. 2).

Il primo numero del 1950 spiegava così il titolo; “Evangelo, dunque, è libertà: libertà dal letteralismo, dal dogmatismo, dall'esclusivismo settario, dal convenzionalismo ecclesiastico, da ogni forma di autoritarismo tanto spirituale che politico” (IV, n. 1, 1950). La rivista difendeva la libertà religiosa (In tema di libertà religiosa, “Il Libero Evangelo”, II, n. 6, 1947, p. 2) e abbracciava anche la causa della pace, della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza. La rivista era anche interessata ai problemi politici di quegli anni, dalla costituente alla ricostruzione dell’Europa e, in particolare, a quello che si chiamava allora il “riarmo morale”.

Il tentativo di riprendere il dialogo con la cultura italiana, con aperture a nuovi orientamenti teologici e con la presentazione di testi di autori protestanti di orientamenti diversi (furono pubblicati, ad es., testi di C.S. Lewis, Walter Rauschenbusch, André Trocmé e Alexandre Vinet), richiamandosi ai principi ispiratori del movimento dei Fratelli - rifiuto di qualsiasi forma di confessionalismo e rinnovamento spirituale di tutte le chiese, ispirato al Vangelo, “uno […] libero […] sufficiente […] universale” [I, n. 1, 1946, p. 2] - si infranse contro il rigido fondamentalismo biblico che si era diffuso nelle Chiese dei Fratelli italiane fra le due guerre mondiali.

La delusione causata da questa vicenda indusse Gastaldi a cercare nella storia del cristianesimo il movimento cristiano che si fosse maggiormente avvicinato al suo ideale di comunità cristiana composta da credenti che testimoniavano nella libertà la fede in Cristo Salvatore e Signore. La ricerca storica lo portò allo studio dell’anabattismo, al quale si dedicò per i successivi vent’anni. L’anabattismo assumerà per Gastaldi un ruolo centrale sia come campo di studi sia come punto di riferimento esistenziale e spirituale. Il frutto di questi anni di ricerca in biblioteche e archivi di Svizzera, Germania e Olanda sarà uno straordinario affresco (Storia dell’Anabattismo, vol. I:Dalle origini a Munster dal 1525 al 1535; vol. II: Da Munster ai giorni nostri) di quella parte della cosiddetta Riforma radicale che era allora ancora poco nota e, in Italia, quasi sconosciuta.

 

Il pensiero filosofico-religioso

Gastaldi espone le vicende estremamente varie del dissenso anabattista in un unico e vasto quadro che abbraccia nello spazio e nel tempo tutti i diversi gruppi anabattistici emersi in Europa nel secolo XVI e anche quei gruppi che direttamente ne discendono e sono riusciti a sopravvivere sino ai giorni nostri, come gli Hutteriti e i Mennoniti. Un’opera che, per l’ampiezza e il rigore, resta ancora “l’unica opera unitaria dell’anabattismo in italiano e per questo è ancora oggi importante confrontarcisi” (Christopher Martinuzzi, “Riforma radicale” e violenza, “Bollettino della Società di Studi Valdesi”, n. 213, 2013, p. 8, nota 16).

Nei vari gruppi che appartenevano alla Riforma radicale, Gastaldi individua degli aspetti comuni nel modo di sentire il rapporto con Cristo, il discepolato cristiano e la vita comunitaria e nel diverso modo di concepire la “libertà del cristiano” riscoperta da Lutero. Questi aspetti comuni gli consentono di delineare l’identità del movimento anabattista, che permetteva di includere persone e comunità con profonde differenze tra di loro, e altresì di escludere “manifestazioni di millenarismo violento o pacifico, […] limitate e di breve durata, anche se assunsero talvolta aspetti drammatici e clamorosi. […] Nell’ambito dello stesso anabattismo, […] tutti gli scrittori e i capi di maggior rilievo e influenza sono non-millenaristi, […] ad eccezione di Melchior Hofmann” [Il Millenarismo, pp. 23-4].

Questo criterio gli consente di estromettere una figura come Thomas Müntzer (1489-1525), che in Italia, proprio in questi anni, suscita l’interesse e l’entusiasmo di molti giovani intellettuali protestanti vicini all’ideologia marxista. Per Gastaldi, sia Müntzer sia il “regno di Münster” furono espressioni estreme di un movimento che trovò la sua vera vocazione nella “visione di una comunità volontaria e libera di persone impegnate nella vita individuale e associata” (Il lungo cammino del popolo di Cristo, p. 65)

Gastaldi mette in evidenza le differenze profonde tra le varie componenti della Riforma radicale e dell’anabattismo vero e proprio; tuttavia, individua un elemento unificante nella concezione anabattistica della chiesa. Mentre Lutero, Calvino, Zwingli e gli altri riformatori pensavano di dover riformare la chiesa esistente, i dissidenti o radicali pensavano che la chiesa non dovesse essere riformata ma demolita e ricostruita sul modello delle comunità primitiva. Gastaldi sottolinea che, mentre le chiese nate dalla Riforma si consolidavano, legittimate e difese dal potere civile, diventando poi chiese di stato, ricomponendo il corpus christianum, anche se diviso tra cattolici e protestanti, i dissidenti lottarono per rifondare la chiesa come corpus Christi. Questa ricostruzione, per tutti i dissidenti della Riforma, e per quelli che li seguiranno nel corso della storia del protestantesimo era fondata su due principi: una chiesa libera dallo stato e una chiesa di credenti confessanti. Gli anabattisti erano motivati dalla convinzione che fosse “possibile costituire, in un mondo peccatore, una comunità cristiana che [fosse] la sua contraddizione, testimone effettiva di una vita nuova e strumento idoneo dell’opera che Dio vuol compiere nel mondo” (“La questione dell’ecclesiologia anabattista in rapporto all’essenza dell’anabattismo”, p. 8).

Come altri autorevoli studiosi, Gastaldi sostiene la tesi che “la caratteristica essenziale dell’anabattismo va cercata nella concezione della comunità”: “Gli anabattisti di ogni corrente […] si sono impegnati nell’organizzazione di comunità volontarie di credenti con la convinzione che l’esperienza cristiana ha necessariamente anche una dimensione comunitaria e che la comunità cristiana ha il suo modello perennemente valido nella Sacra Scrittura” (Storia dell’Anabattismo, I, pp. 16, 29). La chiesa è “l’opera dello Spirito Santo, che non agisce attraverso dubbie e corruttibili forme istituzionali, ma mediante la Parola di Dio e dall’interno di quelle realtà concrete che sono i singoli credenti, chiamandoli sia al discepolato che alla comunione fraterna in Cristo” (Ibid., pp. 29, 30).

All’ecclesiologia, sottolinea Gastaldi, è connesso il principio ermeneutico che individua nella comunità locale dei credenti il locus privilegiato per la comprensione del testo biblico, finalizzata non ad una elaborazione teologica esplicita, bensì a realizzare un’unità di fede e pratica.

Successivamente, Gastaldi affronta il tema del rinnovamento spirituale della chiesa, ripercorrendo la storia dei movimenti di “risveglio” che hanno attraversato il protestantesimo nei secoli XVIII e XIX, mettendo in evidenza le caratteristiche diverse secondo i diversi contesti storici ma anche i tratti comuni. Gastaldi individua gli elementi unificanti di questi movimenti in due punti fondamentali: la convinzione che “nelle chiese non ci sia vita” a causa della “debolezza delle convinzioni” e dello “scarso fervore”; l’impoverimento della predicazione che si è allontanata dai grandi temi della Bibbia, adattandosi alle “idee della cultura dominante” (I movimenti di risveglio nel mondo protestante, p. 6). Questa ricognizione storica serve anche da introduzione ai vari movimenti che costituiscono una parte significativa del protestantesimo moderno e hanno ridato importanza ad “alcuni princìpi dottrinali che nella storia della chiesa erano caduti nell’oblio”, come “la santificazione del credente” e “il ritorno di Cristo” (Ibid., p. 177).

Massimo Rubboli

 

Biblio-sitografia

Opere principali

  • Essenza e caratteri del chiliasmo rivoluzionario, “Protestantesimo”, 25, 1 (1970), pp. 15-27.
  • Il Millenarismo, “Diakonia”, 10, 3 (maggio-giugno 1971), pp. 20-25.
  • Storia dell’Anabattismo, vol. I: Dalle origini a Münster dal 1525 al 1535, Torino 1972, 19922; vol. II: Da Münster ai giorni nostri, Torino 1981.
  • Il comunismo dei Fratelli Hutteriti, “Protestantesimo”, 28, 1 (1973), pp. 1-24.
  • “La questione dell’ecclesiologia anabattista in rapporto all’essenza dell’anabattismo”, in U. Gastaldi, L. Santini, E. Campi, Il dibattito su anabattismo e Riforma: chiesa e potere, Torino 1973, pp. 5-23.
  • “I ‘radicali’ nella Confessione augustana”, in Tourn G. et al., La confessione Augustana del 1530, Torino 1980, pp. 55-98.  
  • “Max Weber tra protestantesimo e capitalismo”, in Miegge M., Gastaldi U., Corsani L., Protestantesimo e capitalismo, da Calvino a Weber, Torino 1983, pp. pp117-178.
  • Il movimento anabattista, “Segni dei tempi”, 1983, pp. 228-9.
  • “Oltre Lutero: l’altra chiesa dei Radicali”, in AaVv, Lutero nel suo e nel nostro tempo, “Quaderni della Fondazione San Carlo”, Modena, n. 8/9 (1985), pp. 67-83.
  • I movimenti di risveglio nel mondo protestante. Dal “Great Awakening” (1720) ai "revivals" del nostro secolo, Torino 1989.
  • Il lungo cammino del popolo di Cristo: contributo a un consuntivo di due millenni di storia del cristianesimo occidentale, “La scuola domenicale”, supplemento n. 3 a cura di G. Carrari e Th. Soggin, Servizio Istruzione e Educazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, 1997.
  • L’eredità della "Riforma radicale" del XVI secolo, “Anabattismo”, http://anabattismo.blogspot.it/2008/04/la-riforma-radicale-del-xvi-secol...

 

Scritti sull’autore

  • Ferrario F., Bouchard G., Papini C., Omaggio a Ugo Gastaldi, “Protestantesimo”, n. 55 (2000), pp. 227-234.
  • Pintacuda De Michelis F., recensione di Storia dell’Anabattismo, vol. I: Dalle origini a Münster dal 1525 al 1535, Torino 1972, “Rivista Critica di Storia della Filosofia”, 28, 1 (gennaio-marzo 1973), pp. 99-103.
  • Achille Olivieri, Per la storia dell’Anabattismo, recensione di Storia dell’Anabattismo, vol. I: Dalle origini a Münster dal 1525 al 1535, Torino 1972, “Quaderni storici”, 8,  22 (gennaio - aprile 1973), pp. 272-277.
  • Maffei A., I compiti dei cristiani nel nostro tempo, “Riforma”, n. 4, 28 gennaio 2000, p. 5.
  • Maggi L., Lo storico amico degli anabattisti, “Riforma”, n. 48, 4 dicembre 2007, p. 7.
  • Maselli D., Libertà dal dogmatismo e dal letteralismo, “Riforma”, n. 49, 21 dicembre 2007, p. 9.

 

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