Eugenio Garin

Rieti 1909 – Firenze 2004

Vita e opere

 

Intellettuale italiano tra i più influenti del XX secolo, dal 1949 fu professore di storia della filosofia medievale presso l’università di Firenze. Nel 1955 assunse, presso la stessa università, il ruolo di professore di storia della filosofia, mentre, dal 1974 al 1984, fu professore di storia della filosofia del Rinascimento presso la Scuola normale superiore di Pisa. Accademico dei Lincei dal 1979, fu presidente dell’Istituto nazionale di studi sul Rinascimento e, dal 1980 fino alla sua morte, diresse il Giornale Critico della Filosofia Italiana.

Il nucleo della sua riflessione critica fu soprattutto la cultura del Rinascimento della quale studiò tutti gli aspetti, rimettendo in circolazione molti testi ignoti o mal noti e approfondendo le connessioni del pensiero rinascimentale con le sue fonti e le discussioni successive. Consacrò molti lavori a figure di primo piano della storia culturale europea: da Giovanni Pico della Mirandola, al quale, appena ventottenne, dedicò un libro (Giovanni Pico della Mirandola. Vita e dottrina, Firenze 1937), a Pietro Pomponazzi e Leon Battista Alberti, autore, quest’ultimo, divenuto centrale soprattutto negli anni della maturità e del quale pubblicò importanti inediti.
 
Secondo la più recente storiografia, è possibile distinguere tre fasi della sua riflessione: una prima fase, che va dagli anni ’30 fino ai primi anni ’40, caratterizzata da un primato dell’elemento religioso; una seconda fase, che copre un arco temporale di circa vent’anni, tra gli anni ’50 e gli anni ’60, che ha come tema ricorrente l’“umanesimo civile”; una terza fase, che va dagli anni ’70 fino alla sua scomparsa, caratterizzata, invece, da lavori fortemente incentrati sul tema della morte e sul dramma dell’esistenza umana, in una visione delle cose mondane permeata da un profondo “disincanto”.
 
Infaticabile editore di opere filosofiche rinascimentali e della modernità, pubblicò diversi libri – per lo più raccolte di saggi – tesi a illuminare i rapporti tra Medioevo e Rinascimento (Medioevo e Rinascimento, Bari 1954) e tra Rinascimento ed Età dei Lumi (Dal Rinascimento all’Illuminismo, Bari 1970). Si tratta di lavori che hanno influenzato diverse generazioni di storici della filosofia. Assai feconde sono state anche le sue considerazioni sulla figura di Galileo Galilei e i complessi rapporti tra la cultura rinascimentale e le origini della scienza moderna (Scienza e vita civile nel Rinascimento, Bari 1965; Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Bari 1975), nonché sul pensiero di Giambattista Vico, argomento sul quale tornò a più riprese nel corso della sua lunga vicenda intellettuale (Battistini 2011). Teorico della filosofia intesa quale sapere storico, tema al quale dedicò un’opera capitale (La filosofia come sapere storico, Bari 1959), il suo impegno di intellettuale e di storico nell’Italia postfascista si concretizzò, specie nella seconda fase della sua produzione, in saggi tesi ad approfondire la lezione di Antonio Gramsci (Con Gramsci, Roma 1997) e la cultura filosofica italiana del primo Novecento (Cronache di filosofia italiana, Bari 1955).
 

Il pensiero filosofico-religioso

 
L’elemento religioso è costitutivo del pensiero di Garin negli scritti sulla filosofia del Rinascimento pubblicati negli anni ’30 e ’40. Si tratta di una centralità che ha indotto a parlare di una «‘tentazione’ religiosa» che contraddistingue gli anni della sua riflessione giovanile. Quest’ispirazione religiosa – della quale si è scritto nei termini di «un esistenzialismo di carattere religioso innestato in una filosofia dei valori che riscatta e libera l’uomo attraverso l’autonoma ricerca, la lotta» (Ciliberto, 2009, p. XXXIII) – resta basilare almeno fino all’Umanesimo italiano del ’52, perdendo peso nei decenni successivi, quando l’accento viene posto sul carattere “terrestre” della vicenda storica dell’uomo.
 
Riguardo alle fonti moderne e contemporanee che, negli anni ’30 e ’40, avrebbero ispirato Garin, sono stati fatti i nomi di Pascal e degli intellettuali contemporanei Gilson, Maritain e Marcel. Dai suoi maestri francesi, Garin avrebbe assimilato un’interpretazione della religione quale «slancio, azione morale; non rigida riproposta di vecchie posizioni gesuitiche e controriformistiche (o, sul piano teorico, di una teologia “cristallizzata”)», (Ciliberto 2011). Si tratta di un’interpretazione della religiosità che si sarebbe riverberata anche negli scritti sul Rinascimento di questi anni. D’altro canto, la stessa attenzione di Garin nei confronti della filosofia francese, in particolare della lezione di Sartre, è occasionata dal suo interesse per un autore del Rinascimento quale Giovanni Pico della Mirandola. Da questa prospettiva è importante, oltre al libro su Giovanni Pico del ’37, il saggio del ’38 sulla dignitas hominis e la letteratura patristica. Riferendosi positivamente a Burdach e prendendo le distanze dalla lezione di J. Burckhardt e di G. Gentile, in queste pagine Garin mette in evidenza la profonda ispirazione religiosa della dignitas hominis umanistica, intravedendo nella patristica, più che nel mondo classico o nelle filosofie dell’età ellenistica, le radici del moto ispiratore dell’Umanesimo. Si tratta di elementi che, pur da una prospettiva non sempre, e non del tutto sovrapponibile, mostrano una profonda “sintonia” con l’interpretazione del Rinascimento proposta in quegli anni da Giovanni Papini, direttore della rivista «La Rinascita» dove il saggio è pubblicato. Anche Papini, infatti, legge il Rinascimento come il momento della scoperta di “tutto l’uomo”, a discapito di quell’«io sillogizzante» che aveva caratterizzato, invece, il razionalismo della Scolastica (Bassi 2003, pp. 1-43) .
 
La critica dei Padri all’astrologia, secondo Garin, si lega all’esaltazione che essi fanno dell’uomo “microcosmo”. Questa immagine, secondo lo studioso, non ha nulla in comune con quella della tradizione stoica (sulla quale, al contrario, aveva in precedenza insistito Gentile). L’uomo non è unione degli elementi materiali dell’Universo, come per gli Stoici. Se così fosse egli non si distinguerebbe in nulla da qualsiasi altro animale. I Padri, al contrario, considerano l’uomo un sacrosanctum animal. A questa valorizzazione della dignità dell’uomo concorrerebbe un elemento assente nella cultura classica, una fonte di ispirazione nuova che, in seguito, sarà fatta propria anche da alcuni autori medievali: il mistero dell’Incarnazione del Dio-Uomo. Così, nei testi di Lattanzio, accanto all’eredità classica, stoica, troviamo chiaramente distinta la riflessione ebraico-cristiana della Genesi e dei Vangeli, attraverso la quale il materialismo stoico viene largamente superato. A questo superamento, secondo Garin, collabora l’autorità di Ermete, identificato da Lattanzio come colui il quale si è opposto con forza alla visione materialistica dell’uomo.
 
Il Rinascimento del primo Garin, «per cui i nomi del Ficino e del Pico si offrono spontanei alla mente», non è il ritorno «ad una vita a partita doppia ove l’umanità ellenica risorta si giustapponesse al motivo tradizionale religioso», ma «unità innanzi tutto religiosa, ove in una ispirazione originaria si superano anche le antitesi confessionali; fusione di questa docta religio, religione spirituale, con la pia philosophia, filosofia dell’uomo, per rifarsi, oltre le opposizioni delle scuole, a quegli ideali di cui i Padri già si erano compiaciuti, di un logo rivelatosi variamente a tutti gli uomini di buona volontà». A quest’altezza della sua vicenda intellettuale, anche il moto ispiratore degli ideali che avrebbero guidato Leonardo e Galileo è fatta risalire alla riscoperta delle “fonti prime” dei Padri: «L’uomo che si fa Dio, si fa tale perché in lui v’è l’impronta di qualcosa di più che naturale, dell’infinito […]. L’uomo mago è l’uomo che sente in sé raccolta e compiuta l’infinita ragione dell’universo. La certezza di Leonardo nella razionalità del mondo, la fede di Galileo nella potenza della ragione, pari, se non in estensione certo in valore, a quella divina, discendono, esse pure, da questa intuizione che gli umanisti riprendono dall’originaria ispirazione religiosa del motivo della dignitas hominis, in nome di cui rinnovano la polemica contro il concetto di simpatia cosmica, di microcosmo in senso materiale, che fa l’uomo schiavo di natura» (Garin 1938 poi 2009, pp. 1-32: pp. 4-5).
 
La centralità dell’elemento religioso permane anche negli scritti degli anni ’40 e Garin continua a insistere sull’elemento “drammatico” dell’esistenza umana (già abbondantemente presente nel saggio del ’38 sulla patristica), nonché su quell’unità tra “umano” e “divino” che trova nell’Uomo-Dio e nell’esperienza della Croce l’elemento che riscatta la storia umana, altrimenti condannata alla crisi e allo sgretolamento. Non è un caso che, in un articolo del ’44 dedicato all’aristotelismo rinascimentale, Garin attribuisca a Pomponazzi, il «più grande degli aristotelici del Cinquecento», l’amara consapevolezza del dramma costitutivo dell’essere umano: «L’uomo è uomo in questa sua ambiguità, e vive in essa e per essa. Un puro spirito non è più uomo e nulla ha a che fare con l’uomo. I platonici, celebratori dell’essenza dell’uomo nella sua natura media, spezzandone l’unità e riferendosi all’anima pura, tolgono ogni senso a quella sua conclamata dignità. Pomponazzi lo inchioda, eterno Prometeo, sulla rupe della sua tortura, perché in questa tortura è il significato unico dell’umanità» (Garin 1944 poi 2009, pp. 169-189 : pp. 182-183).
 
L’elemento religioso si sarebbe dissolto nella seconda fase della produzione gariniana, tra gli anni ’50 e ’60. In questo periodo, per il quale si è parlato di una «conversione» di Garin, lo studioso abbandona l’esistenzialismo religioso che aveva contraddistinto la prima fase della sua riflessione critica, muovendosi – anche a seguito dell’incontro con Gramsci – sul piano di uno “storicismo” “umanistico”, “terrestre”. Se, pertanto, nel ’41, in sintonia con Gilson, aveva parlato di un «Umanesimo medievale» per il secolo XII, in Medioevo e Rinascimento del ’54 rivendica con forza la «novità» della «rinascita» umanistica dei secoli XV e XVI. Allo stesso modo, se in passato aveva criticato l’astrologia in nome della libertà dell’uomo, ora ne sottolinea il valore nell’ambito di quella “operatività” che contraddistingue l’astrologo nell’atto di “dominare le stelle” (Ciliberto 2009, p. XL). Parimenti, se ne La filosofia, edita nel 1947 da Vallardi, vedeva nella Scienza nuova di Vico la conferma nella fede in Dio, nel 1957, in L’educazione in Europa 1400/1600, vi scorge la riduzione della religione a fatto primitivo, destinato a dissolversi con l’avvento della ragione (Battistini 2011).
 
Il quadro cambia ancora nei primi anni ’70 quando, accanto a un ulteriore approfondimento dell’apporto della cultura rinascimentale alla scienza moderna (Torrini 2003) – che attenua il carattere a tratti nihilistico della sua riflessione critica di questi anni – si fa strada l’elemento dell’insensatezza e del dramma costitutivo e insuperabile dell’uomo, già messo a fuoco nel saggio dedicato a Pomponazzi nel ’44, ma che ora sembra farsi più cupo e persistente. Non più Pico – con la sua esaltazione dell’uomo “miracolo grande” – ma la parodia offertane da Alberti sembra essere adesso al centro della riflessione di Garin. Quell’Alberti che, «distruggendo l’immagine cara agli umanisti dell’uomo creatore e mediatore del tutto – copula mundi – aveva svuotato di senso la scena terrestre» (Garin 72 poi 2009, v. 2, pp. 233-249: p. 248).
 
Donato Verardi
 

 

Bibilio-sitografia

 

Opere principali

Le moltissime pubblicazioni dell'autore sono registrate in Bibliografia degli scritti di Eugenio Garin, Roma-Bari 1999. Tra le opere principali si segnalano

  • Giovanni Pico della Mirandola. Vita e dottrina, Firenze 1937
  • La “dignitas hominis” e la letteratura patristica, in “La Rinascita”, I, 4, 1938, pp. 102-146
  • L'Illuminismo inglese. I moralisti, Milano 1941
  • Pietro Pomponazzi e l’aristotelismo del Cinquecento, in “Nuova Antologia”, LXXIX, 1944, pp. 29-45
  • Der italienische Humanismus, Bern 1947
  • Medioevo e Rinascimento, Bari 1954
  • La filosofia, 2 voll., Milano 1947
  • Cronache di filosofia italiana, 1900-1943, Bari 1955
  •  L’educazione in Europa 1400/1600,Bari 1957
  • La filosofia come sapere storico, Bari 1959.
  • La cultura italiana tra ’800 e ’900, Bari 1961
  • La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Bari 1961
  • Scienza e vita civile nel Rinascimento, Bari 1965
  • Storia della filosofia italiana, Torino 1966
  • Dal Rinascimento all’Illuminismo, Bari 1970
  • Il pensiero di Leon Battista Alberti: caratteri e contrasti, in “Rinascimento”, II, XII 1972, pp. 3-20
  • Intellettuali italiani del XX secolo, Roma 1974
  •  Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Bari 1975
  •  Lo zodiaco della vita: le polemiche astrologiche tra Trecento e Cinquecento, Roma-Bari 1976
  • Presentazione, in G. Gentile, Opere filosofiche, a cura di E.G., Milano 1991, pp. 7-93
  • Con Gramsci, Roma 1997
  • Interpretazioni del Rinascimento, 2 voll., a cura di M. Ciliberto, Roma 2009.

Scritti sull'autore e il suo pensiero religioso

  • AA. VV., Garin e il Novecento, "Giornale critico della filosofia italiana", LXXXVIII, 2009, n. 2
  • Audisio F. – Savorelli A. (a cura di), Eugenio Garin. Il percorso storiografico di un maestro del Novecento, Firenze 2003
  • Bassi S., Immagini del Rinascimento. Garin, Gentile, Papini, Roma 2003, pp. 1-43
  • Battistini A., Vico e il nuovo Umanesimo del Settecento, in Catanorchi O. – Lepri V. (a cura di), Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma Firenze 2011, pp. 229-248.
  • Catanorchi O. – Lepri V., Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma Firenze 2011, pp. 229-248
  • Cesa C., Momenti della formazione di uno storico della filosofia (1929-1947), Audisio F. – Savorelli A. (a cura di), Eugenio Garin. Il percorso storiografico di un maestro del Novecento, Firenze 2003, pp. 15-34
  • Ciliberto M., Una meditazione sulla condizione umana, in Ciliberto M. (a cura di) E. Garin, Interpretazioni del Rinascimento, 2 voll., Roma 2009, pp. VII-LIII.
  • Ciliberto M., Eugenio Garin. Un intellettuale del Novecento, Roma-Bari 2011
  • Ciliberto M., Eugenio Garin, in Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Storia e Politica, Roma 2013 http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-garin_%28Il-Contributo-itali...
  • Cilberto M., Garin, Eugenio Antonio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 2013 http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-antonio-garin_(Dizionario-Biografico)/
  • Raggianti R., Gilson e Garin: i tempi di un confronto, in (a cura di) Catanorchi O. – Lepri V., Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma Firenze 2011, pp. 459-480
  • Ricci S.-Vacca G.(a cura di), Il Novecento di Eugenio GarinAtti del Convegno promosso dalla Fondazione Istituto Gramsci in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 25-27 febbraio 2010,  Roma 2011
  • Sturlese R., Dall’umanista letterato al filosofo mago: immagini di Ficino in Garin, in (a cura di) Catanorchi O. – Lepri V., Eugenio Garin. Dal Rinascimento all’Illuminismo, Roma Firenze 2011, pp. 75-101.
  • Torrini M., Storia della filosofia, storia della scienza, in Audisio F. – Savorelli A. (a cura di), Eugenio Garin. Il percorso storiografico di un maestro del Novecento, Firenze 2003, pp. 93-113
  • Vasoli C., Gli studi di Eugenio Garin su Giovanni Pico della Mirandola, in Audisio F. – Savorelli A. (a cura di), Eugenio Garin. Il percorso storiografico di un maestro del Novecento, Firenze 2003, pp. 65-92.

Pagine o siti web dedicati

http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenio-garin/

http://picus.unica.it/index.php?page=Filosofo&id=39&lang=it