Benedetto Croce

Pescasseroli 1866- Napoli 1951

Vita e opere

 

Di famiglia molto agiata, con possedimenti nell'originario Abruzzo ma residente a Napoli, Croce perse entrambi i genitori e l'unica sorella nel terremoto di Casamicciola (1883). Passò quindi un periodo dallo zio S. Spaventa, a Roma, dove entrò in contatto con il filosofo prima herbartiano e poi marxista A. Labriola. Tornato a Napoli, Croce accompagnò amplissimi studi storico-eruditi e critico-letterari con l'elaborazione di una propria veduta filosofica, in cui, sulla strada di F. De Sanctis, i valori spirituali sono immanenti nel mondo storico umano (4 voll. di “Filosofia dello spirito”, dall'Estetica del 1902 alla Teoria e storia della storiografia che esce prima in tedesco nel 1915). Questi anni di intensa elaborazione sistematica vedono la collaborazione con G. Gentile in “La Critica”, pugnace rivista del nuovo idealismo italiano, e l'intenso studio di Hegel. Da quest'ultimo Croce riprende la concezione di una filosofia complessiva dello spirito, in cui gli individui trovino la loro realizzazione esaustiva, ma intende il rapporto tra i piani spirituali non come univoca progressione gerarchica, bensì come distinzione tra le sfere conoscitiva e pratica e, in entrambe, tra la dimensione più propriamente individuale e quella più propriamente universale (su questo importante anche il confronto con Vico e con Schleiermacher).

Senatore dal 1910, Croce si mantenne lontano dall'università, esercitando comunque come libero scrittore un'enorme influenza sulla cultura italiana coeva, con importanti riconoscimenti anche all'estero. Neutralista nel dibattito sull'entrata in guerra, ministro della pubblica istruzione nell'ultimo governo Giolitti (1921), Croce è accondiscente prima e poi fiero avversario del fascismo (con conseguente rottura dell'amicizia con Gentile). Degli anni tra le due guerre sono intensi inquadramenti storici e una revisione del proprio impianto sistematico, volto ad approfondire i nessi tra i diversi aspetti spirituali, in opere come La storia come pensiero e come azione del 1938. Nel secondo dopoguerra, partecipa alla Costituente e diviene presidente del partito liberale italiano. La seconda guerra mondiale, la barbarie razzista, il materialismo “livellatore” lo portano a riflettere in toni preoccupati sulla finis Europae, sulla fine di quella civiltà in cui egli era cresciuto e a cui aveva attivamente partecipato. Nell'ultimo laboriosissimo decennio di vita, non esita così a ritornare sui propri nuclei sistematici, approfondendo soprattutto, nella categoria del “vitale”, la dimensione problematica dell'interesse pratico individuale.

Nei decenni successivi alla morte, soprattutto il materialismo neo-marxista o neo-postivista, da un lato, e l'esistenzialismo cristiano, dall'altro, hanno fortemente criticato lo spiritualismo immanente di Croce, il quale nel tempo si è comunque ormai consolidato come un classico imprescindibile in qualunque considerazione della filosofia e della cultura italiana del Novecento.

 

Il pensiero filosofico-religioso

 

Come era d'uso, il giovane Croce venne educato in un collegio religioso, vivendo, tuttavia, già allora, come egli racconta nel Contributo alla critica di me stesso (1915), una crisi religiosa che lo allontanò dal cattolicesimo famigliare, fino a fargli dire chiaro a se stesso che era “fuori affatto delle credenze religiose”. Già nelle opere sistematiche del primo decennio del secolo, Croce sottolinea, comunque, il ruolo del cristianesimo come elemento decisivo nella determinazione storica della coscienza moderna. L’etica “ingenua” del periodo classico, fondata sull’indistinzione di felicità e virtù, di piacere e dovere, viene irreversibilmente tramutata dalla visione cristiana che separa in maniera “recisa e quasi violenta” bene e utile, dovere ed impulso; ideale e reale sono stati così da un lato separati come mai prima, dall’altro viene posta la loro conciliazione come suprema aspirazione della coscienza moderna. Kant non ha fatto che portare a piena maturazione teorica il principio etico cristiano e, si dice nella Filosofia della pratica del 1909, “dopo la polemica condotta da Kant, nessun filosofo può non essere in etica ‘kantiano’, come dopo il cristianesimo non è possibile non essere in qualche modo cristiano”. Anche nella sfera conoscitiva, la religione è, al pari del mito, un imprescindibile momento con cui la razionalità deve continuamente confrontarsi, per venirne a capo. Tali riconoscimenti alla religione come “linfa vitale del pensiero” sono, ad ogni modo, inseriti in una concezione sistematica generale in cui viene negata l'autonomia della sfera religiosa, che deve conclusivamente risolversi o nell'intuizione artistica o nel concetto filosofico, o nell'azione utile o buona (fortemente criticati sono così i Modernisti).

Nelle opere di storia “etico-politica” degli anni Venti e Trenta, la relazione tra cristianesimo e etica moderna viene ulteriormente ribadita, ma tema cruciale diventa il rapporto tra cattolicesimo e protestantesimo. In un saggio del 1928 (Un detto di Leopoldo Ranke...) si sottolinea il valore etico del cattolicesimo nel limitare le ingerenze della mera utilità politica degli stati (la circolarità è tra la storia italiana passata e la presa di posizione di Pio XI, nel Natale 1926, contro le pretese totalitarie di Mussolini). Nei Patti lateranensi, invece, Croce non vede affatto una risoluzione “liberale” di differenziazione di sfere, l'ambito economico-politico e l'ambito etico-religioso, bensì un accordo del tutto “politico” tra due istituzioni che badano a incrementare il loro specifico potere “utilitario”. Anche il giudizio storico sul cattolicesimo post-tridentino tende a sottolineare soprattutto l'ambito di utilità rispetto a quello, superiore, dell'etica. Parallelamente, viene invece messo in risalto il valore etico del protestantesimo nel processo di elaborazione della modernità (Un calvinista italiano..., 1933). La libertà di coscienza individuale e il principio della “libera gara per l’elezione”, che comportava “l’eguaglianza dinanzi alla legge, non l’eguaglianza materiale dei singoli”, sono aspetti del calvinismo particolarmente apprezzati da Croce, che, allo stesso tempo, sottolinea come le dottrine della Grazia e della predestinazione sostenevano la consapevolezza che tale libertà acquisti la sua giusta posizione in un più vasto piano spirituale, al di là dell’individuo e dei singoli stati. L’approdo di tali riflessioni storiche è costituito dalla tematica della “religione della libertà”, nella Storia d’Europa del secolo decimonono (1932). Qui è il liberalismo ad assumere i toni della religione moderna per eccellenza, opponendosi tanto all’autoritarismo reazionario, da un parte, tanto al “democratismo” livellatore e materialistico, dall’altra. E tale liberalismo è una religione, perché è “purificazione, approfondimento e potenziamento” della vita e raccoglie “al pari di motivi filosofici, quelli religiosi del passato prossimo e remoto”, “accanto e sopra Socrate” pone “l’umano-divino redentore Gesù”. Parallelamente, di fronte ai timori per la finis Europae, nel famoso saggio del 1942, Perché non possiamo non dirci “cristiani”, viene ripresa la  doppia negazione del 1909, ribadendo l'immanentismo etico, ma sottolineando con maggiore drammaticità, quale “nostro sempre più ricorrente bisogno, oggi più che mai, tormentoso e pungente, tra dolore e speranza”, come nel “sentimento cristiano” vi sia l’origine della migliore spiritualità moderna. Nel secondo dopoguerra, il tema del mito, inoltre, si allarga ad un confronto con gli studi etnografici storico-religiosi di giovani come E. De Martino.

L'approfondimento “immanente” del tema religioso nel mondo storico da parte di Croce ha suscitato polemiche accese (per es. da parte di E. Buonaiuti o C. Fabro), ma anche l'attenzione critica di filosofi come A. Caracciolo, V. Sainati, A. Del Noce, A. Bausola, oltre che studi ricostruttivi più recenti, tra cui Di Mauro 2001, Savorelli 2004, De Giorgi 2013 e vari contributi in Ciliberto 2016.

 

Omar Brino

 


 

Biblio-sitografia

Opere principali

Tutte le annate della riviste crociane La Critica (1903-1944) e Quaderni della Critica (1945-1951) sono ora disponibili on-line: http://ojs.uniroma1.it/index.php/lacritica

Alcuni scritti sulla religione pubblicati da Croce sulle proprie riviste sono i seguenti:

Lo stesso Croce provvide a organizzare l’edizione dei suoi scritti, presso l’editrice Laterza (Bari), articolata in quattro sezioni: Filosofia dello spirito (4 voll.); Saggi filosofici (14 voll.); Scritti di storia letteraria e politica (44 voll.); Scritti vari (13 voll.). Dalla fine degli anni Ottanta è stata proseguita dall’editore Adelphi (Milano) la pubblicazione di varie tra le più significative opere, a cura di Giuseppe Galasso. Dal 1991 è incominciata l’Edizione nazionale presso Bibliopolis (Napoli) http://www.bibliopolis.it/croce.html

L'Istituto Italiano per gli studi storici ha curato per l'editrice Il Mulino di Bologna finora 23 volumi di carteggio,  molti altri carteggi sono ancora fuori da questa collezione. Un elenco si può vedere nella pagina web: http://www.fondazionebenedettocroce.it/index.php-option=com_content&view=article&id=26-carteggi&catid=7-opera&Itemid=16.htm

Interessante sul tema religioso il carteggio di Croce con la poetessa cattolica M. Curtopassi, Dialogo su Dio. Carteggio 1941-1952, a cura di Giovanni Russo, Milano 2007

Scritti sull'autore e il suo pensiero religioso

  • Antoni C., Commento a Croce, Venezia 1955
  • Bartolomei T., Idealismo e realismo: l'idealismo italiano contemporaneo esaminato alla luce delle dottrine di S. Tommaso d'Aquino. Esposizione sistematico-critica dell'idealismo soggettivo di B. Croce e G. Gentile, 2 voll., Torino 1937
  • Bausola A., Filosofia e storia nel pensiero crociano, Milano 1965
  • Bausola A., Etica e politica nel pensiero di Benedetto Croce, Milano 1966
  • Bausola A., Dialettica e religione in Benedetto Croce, in A. Babolin (a cura di), Dialettica e religione, Perugia 1977, vol. I, pp. 74-100
  • Bertoletti I., Benedetto Croce. Dal Gesù genio dell'umanità all'universalità del “Christus patiens”, in Zucal S., Cristo nella filosofia contemporanea, Cinisello Balsamo 2000, vol. II, pp. 159-180
  • Bertoletti I., Benedetto Croce e il liberalismo religioso. Dall'interdizione della cristologia ai frammenti di una cristologia in nucein "Humanitas", 1999, pp. 1048-1064
  • Bonechi S., Benedetto Croce - Giovanni Gentile. Bibliografia 1980-1993, in "Giornale critico della filosofia italiana",  1994, pp. 632-660
  • Borsari S., L'opera di B. Croce. Bibliografia, Napoli 1964
  • Bonetti P., L'etica di Croce, Roma-Bari 1991
  • Bonetti P., Croce e il cristianesimo, "Bollettino filosofico", 28, 2013, pp. 5-21
  • Brescia G., Croce e il cristianesimo, Soveria Mannelli 2003
  • Caracciolo A., L'estetica e la religione di Benedetto Croce, Genova 1958 [2a ed. rivista ed ampliata di L'estetica di Benedetto Croce nel suo svolgimento e nei suoi limiti, Genova 1948], 3a ed. ampliata, Genova 1988 [poi anche in Id., Opere, Brescia 2004, pp. 19-212]
  • Cesa C., Benedetto Croce, in Il Contributo italiano alla storia del pensiero. Storia e politica, Roma 2013 http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetto-croce_%28altro%29/
  • Chiocchetti E., La filosofia di Benedetto Croce, Firenze 1915
  • Cingari S., Benedetto Croce e la crisi della civiltà europea, 2 voll., Soveria Mannelli 2005
  • Cione E., Laterza F. (a cura di), L'opera filosofica, storica e letteraria di Benedetto Croce, Bari 1942
  • Colingwood R.G., Croce's Philosophy of History, in “The Hibbert Journal”, 1921, pp. 263–278  https://archive.org/details/crocesphilosophy00colluoft
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  • Garin E., Cronache di filosofia italiana, Barin 1955
  • Garin E. e al., Croce e Gentile un secolo dopo. Saggi, testi inediti e un'appendice bibliografica 1980-1993, Numero monografico di “Giornale critico della filosofia italiana”, 1994, pp. 180-677
  • Kelemen J. (a cura di), Benedetto Croce 40 anni dopo, Roma 1993
  • Lamanna E. P., Introduzione alla lettura di Croce, Firenze 1969
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  • Ocone C., Bibliografia ragionata degli scritti su Benedetto Croce, Napoli 1993
  • Olgiati F., Benedetto Croce e lo storicismo, Milano 1953
  • Olivier P., Croce, ou l'affirmation de l'immanence absolue, Paris, 1975
  • Peters R., History as thought and action. The philosophies of Croce, Gentile, De Ruggiero and Collingwood, Exter 2013
  • Pertici R., Chiesa e Stato in Italia. Dalla Grande guerra al nuovo Concordato (1914-1984), Bologna 2009
  • Piovani P., Il pensiero idealistico, in Storia d'Italia, Torino 1975, poi in Id., Indagini di storia della filosofia. Incontri e confronti, Napoli 2006, pp. 125-158
  • Sainati V., La religiosità dell'arte, in Id., L'estetica di Benedetto Croce. Dall'intuizione visiva all'intuizione catartica, Firenze 1953, pp. 250-280
  • Sainati V., Idealismo e Neohegelismo, Pisa 1999
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  • Sasso G., Benedetto Croce. La ricerca della dialettica, Napoli 1975
  • Sasso G., Filosofia e idealismo, vol. I, Croce, Napoli 1994
  • Sasso G., Perché Croce scrisse il "Perché non possiamo non dirci cristiani", in "Annali dell'istituto Italiano pergli Studi Storici", 32, 2006/2007, pp. 363-423
  • Savorelli A., La religione di Croce, in «Bollettino roncioniano», 4 (2004), pp. 19-28.
  • Sciacca M.F. , Storia della filosofia italiana. Il secolo XX, Milano 1942, pp. 365-424
  • Tessitore F., La ricerca dello storicismo. Studi su Bendetto Croce, Napoli 2012
  • Tognon G., Vecchia e nuova religione in Benedetto Croce, in Menozzi D. e  Monteacutelli M. (a cura di), Storici e religione nel Novecento italiano, Brescia 2011, pp. 63-70
  • Tramontana C., La religione del confine. Benedetto Croce e Giovanni Gentile lettori di Dante, Napoli 2004
  • Verrucci G., Idealisti all'indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant'Uffizio, Bari 2006
  • Visentin M,, Modernismo e neoidealismo in Italia. Esame di un confronto non concluso, in Nicoletti M., Weiss O. (a cura di), Il modernismo in Italia e in Germania e nel contesto europeo, Bologna 2008, pp. 389-416.

Siti dedicati

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