Carlo Michelstaedter
Gorizia 1887 - Gorizia 1910
Vita e opere
Carlo Raimondo Michelstaedter nasce a Gorizia il 3 giugno 1887 da Emma Coen Luzzatto e Alberto, discendente da importante famiglia ebraica askenazita di origine tedesca (il cognome rimanda a Michelstadt, in Assia). Dei figli di Emma e Alberto, il maggiore, Gino, emigrerà a New York presso uno zio nel 1893, appena sedicenne, per poi morire suicida nel 1893. La sorella maggiore, Elda, morirà ad Auschwitz insieme alla madre; la minore Paula sarà la custode del lascito materiale del fratello, che, alla sua morte, passerà nel 1973 alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia.
Nel 1897, Carlo, finiti i quattro anni di scuola primaria, s’iscrive allo Staatsgymnasium, severa scuola austriaca in lingua tedesca. Nel 1905 supera gli esami di maturità. Ha, fra i suoi professori, una figura singolare: Richard Schubert-Soldern, già privat-dozent di filosofia all’Università di Lipsia e autore di diversi libri. In quegli anni nascono due grandi e significative amicizie con Enrico Mreule, il prediletto, e Nino Paternolli. Nel 1905, Carlo s’iscrive alla facoltà di matematica dell’Università di Vienna, ma poi finisce con l’optare per Firenze, spinto dai suoi interessi artistici e dal desiderio paterno (il padre Alberto era, infatti, figura caratteristica dell’ambiente “irredentista” di Gorizia). All’Istituto di Studi Superiori di Firenze conosce due amici importanti per la sua vita postuma: V. Arangio-Ruiz, futuro vicedirettore della Normale di Pisa e suo primo editore, e G. Chiavacci, anch’egli futuro docente universitario di filosofia e anch’egli suo editore (1958). A Firenze, Carlo entra in contatto con la cultura italiana, tentando anche, senza successo, di farsi notare come pubblicista e traduttore dal tedesco (scriverà a Croce per una traduzione di Schopenhauer). A Firenze, ha anche un’importante e complessa vicenda affettiva con una giovane russa, Nadia Baraden, morta anch’essa suicida nel 1907 (ne rimane un significativo dialoghetto tra Carlo e Diana e un ritratto per mano di Carlo). Nella primavera del 1909 comincia a scrivere come propria tesi di laurea La Persuasione e la rettorica. In questi anni intreccia un rapporto affettivo con Argia Cassini, che morirà anche lei in lager. Nell’estate ritorna definitivamente a Gorizia, deluso dall’esperienza fiorentina. Comincia un anno d’impegno di scrittura, drammatico e intensissimo, in cui scrive quasi tutto ciò per cui oggi lo leggiamo. Agiscono anche difficoltà con la famiglia che non capiva il dramma del figlio, spinte ben oltre la stesura di una tesi di laurea. La mattina del 17 ottobre 1910, dopo una visita della madre, si spara alla tempia con una rivoltella sottratta all’amico Mreule. In vita, Carlo pubblicherà solo due articoli sul Corriere goriziano diretto dalla zia Carolina Luzzatto. Postumi usciranno, oltre alla propria opera più importante - la già citata La persuasione e la rettorica - altri scritti, tra cui di spicco è Il dialogo sulla salute, che richiama i dialoghi aporetici socratico-platonici e offre due diverse conclusioni. Vanno infine ricordate l’attività poetica di Michelstaedter e il suo impegno grafico, il cui senso, tuttavia, consiste prevalentemente nell’esser commentario poetico e figurale alla sua meditazione filosofica. Dopo le citate edizioni di Arangio Ruiz e Chiavacci, è soprattutto dagli anni Ottanta del secolo scorso, a partire dall’edizione Adelphi de La Persuasione e la rettorica (1982), che Michelstaedter diventa un autore molto letto e diffuso, non solo in ambito accademico.
Il pensiero filosofico-religioso
Con l’opera principale, la Persuasione e la Rettorica, ci troviamo di fronte a un testo che, formalmente, è una tesi di laurea mai presentata per sopravvenuto suicidio dell’autore. Non si tratta, come nel caso del coevo e quasi coetaneo Otto Weininger, della lucida premeditazione di un’opera postuma. Il suicidio di Michelstaedter non consegue a una premeditazione; né, a chi scrive, sembra opportuno indagare su possibili, presunte e diverse cause di quella morte, che ai contemporanei, amici e parenti, apparve improvvisa. L’Epistolario in particolare - ma la stessa produzione filosofica - rivela un tormento esistenziale talora incontenibile, in un alternarsi di entusiasmi e crisi profonde. Come il citato Weininger e altre figure dell’ambiente mitteleuropeo tra Otto e Novecento, quali Freud, Schnitzler, e poi von Hoffmannstal e Rilke (che di Michelstaedter ebbe notizia postuma), il pensatore goriziano appare particolarmente sensibile alle componenti drammatiche e sfuggenti, oniriche, dell’esistenza (tra l’altro, ci rimane anche la trascrizione di due sogni molto interessanti). “Ci troviamo – scrive in una lettera – in un’epoca di transazione della società quando tutti i legami sembrano sciogliersi” (cfr. Epistolario, p. 444). Ma l’autore preferito di Michelstaedter è Ibsen.
Un’analisi storica e filologica dell’opera principale, rivela che il paragrafo III della prima parte, intitolata Via alla persuasione, è in senso cronologico l’ultima parte dell’opera, scritta sul ciglio della morte (cfr. Franchi 2014): sono le pagine più ricche e complesse del suo pensiero. Vi compare la categoria di “beneficio” che indica la pienezza relazionale della condizione umana, il fare il bene inteso come azione d’apertura piena e disinteressata all’altro, chiunque sia e in qualunque situazione. Il disinteresse, paradossalmente, è il maximum dell’interesse perché uno diventa se stesso solo nella relazione con l’altro, con gli altri. La Rettorica, invece, è il nome della pulsione egocentrica, che, dentro le macchine istituzionali che mettono in forma la società, protegge i propri interessi meschini obbedendo al potere in atto. L’uomo rettorico è personificato nella figura del ‘grosso signore’, colui che ‘si adatta ragionevolmente’ alla situazione data, che in parte rimanda al padre Alberto (Michelstaedter 1995, pp. 137-140). La Persuasione, invece, è piuttosto l’aspetto soggettivo di colui che agisce il beneficio: la carica emotiva che lo abita. Il pensiero di Michelstaedter non è una filosofia della soggettività, di una disperata carica individuale, come è stata in alcuni casi letta. E’ invece una filosofia della pratica relazionale, del consistere tragico nella situazione in cui uno si trova, agendo il beneficio, l’azione giusta e liberatrice di se stesso e, insieme, dell’altro. Michelstaedter riflette su di un orizzonte esistenziale che non deve essere attinto in un futuro lontano, ma che deve illuminare l’impegno radicale e del presente. Lo chiama l’”infinita giustizia”. “1 Dare non è per aver dato ma per dare. 2 Non può fare chi non è, non può dare chi non ha, non può beneficare chi non sa il bene. 3 Dare è fare l’impossibile. Dare è avere” (Michelstaedter 1982, pp. 80-83). Questa è la formulazione sintetica del beneficio, per cui l’esistenza individuale deriva dal riconoscimento reciproco e non lo precede. “…solo nell’incontro di due individui nasce e s’afferma il valore individuale” (Michelstaedter 1995, p. 246), il beneficio o atto di giustizia, dove giustizia è intesa in senso pieno: etico e sociale – dimensioni non separabili. Più di un terzo della Persuasione è una pregnante analisi sociale.
Si tratta di una filosofia della pratica di un’esistenza individuale-e-sociale piena, sospinta da un’idea, se vogliamo, ma non astratta, perché deve ogni giorno misurarsi con la società data: violenta, burocratica, tessuta di disperate maschere egocentriche: ciò che Michelstaedter chiama “l’individualità illusoria”. E’ proprio questo l’atteggiamento rettorico, che copre il disperato terrore della morte – anima delle società violente - che si precipita in fuga verso il futuro. Il persuaso invece agisce il beneficio nel presente in cui consiste, qualunque sia questo presente - anche la guerra, ormai vicina in quel primo Novecento, e quello che sua madre e sua sorella saranno costrette a incontrare - e con ciò sconfigge la paura della morte… Il pensiero di Michelstaedter è un pensiero tragico, un pensiero dell’estremo, che, per la tensione che lo abita e lo spinge al limite, ricorda quello di Simone Weil, senza, però, la luce lontana della grazia che Simone intravvedeva in fondo alla caverna platonica.
Gian Andrea Franchi
Bibliografia
Scritti principali dell'autore
Tutti i manoscritti di Michelstaedter sono conservati presso il Fondo Carlo Michelstaedter nella Biblioteca Statale Isontina di Gorizia.
- Scritti, a cura di V. Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova 1912, vol. I (Dialogo della salute e dieci poesie)
- Scritti, a cura di V. Arangio-Ruiz, Formiggini, Genova 1913, vo. II (La persuasione e la rettorica)
- Opere, a cura di G. Chiavacci, Sansoni, Firenze 1958 (La persuasione e la rettorica, Appendici critiche, Dialogo della salute, Poesie, Epistolario scelto, Scritti vari)
- Scritti scolastici, a cura di S. Campailla, Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, Gorizia 1976
- La persuasione e la rettorica, a cura di S. Campailla, Adelphi, Milano, 1982
- La persuasione e la rettorica. Appendici critiche, a cura di S. Campailla, Adelphi, Milano 1995
- Poesie, a cura di S. Campailla, Adelphi, Milano 1987
- Il prediletto punto d’appoggio della dialettica socratica e altri scritti, a cura di G. A. Franchi, Mimesis, Milano 2000
Scritti sull'autore e il suo pensiero filosofico-religioso
- AA. VV, Eredità di Michelstaedter, a cura di S. Cumpeta e A. Michelis, Udine 2002
- AA.VV, Carlo Michelstaedter. Un'introduzione, a cura di L. Perego, E. S. Storace e R. Visone, Milano 2005
- AA.VV., Carlo Michelstaedter. L'Essere come Azione, a cura di E. S. Storace, Milano 2007
- AA.VV., Carlo Michelstaedter, a cura di A. Michelis, “Humanitas”, LXVI, 2011, n. 5
- AA.VV., La via della persuasione. Carlo Michelstaedter un secolo dopo, Venezia 2012
- AA.VV., Un'altra società. Carlo Michelstaedter e la cultura contemporanea, a cura di S. Campailla, Venezia, 2012
- Arbo A., Michelstaedter Carlo Raimondo (Ghedalia Ram), in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 74, Roma 2010
- Asor Rosa A., La persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter, in Storia della letteratura italiana. Le Opere. Il Novecento, IV, I L’età della crisi, Torino 1995, pp. 226-332.
- Bastianelli G., Rievocazione di Carlo Michelstaedter, in “Il Resto del Carlino”, 9 settembre, p. 2.
- Brianese G., L'arco e il destino. Interpretazione di Michelstaedter, Abano Terme (PD), 1985; nuova edizione riveduta e ampliata, Milano 2010.
- Cacciari M., Metafisica della gioventù, in Lukacs G., Diario (1910-1911), Adelphi, Milano 1983.
- Cacciari M., Interpretazione di Michelstaedter, in “Rivista di estetica”, XXVI, 1986, pp. 21-36.
- Cacciari M., La lutte sur Platon. Michelstaedter et Nietzsche, in DRAN. Méridiens de la décision dal pensée contemporaine, Paris 1992, pp. 87-132.
- Campailla S. (a cura di), Dialoghi intorno a Michelstaedter, Gorizia, 1987
- Campailla S., Introduzione a Carlo Michelstaedter, Epistolario, Milano, 1983.
- Capitini A., Introduzione a inediti di Carlo Michelstaedter, in “Letteratura” VIII, gennaio febbraio 1946
- Carchia G., Linguaggio e mistica in Michelstaeter, in “Rivista di estetica”, XXI, 1981, pp. 126-132.
- Cerruti M, Carlo Michelstaedter, 2. ed. Milano 1987
- Arbo A., Carlo Michelstaedter, Pordenone 1996
- Chiavacci G., Il pensiero di Carlo Michelstaedter, «Giornale critico della filosofia italiana», II, 1924, pp. 154–168
- Cinquetti N., Michelstaedter. Il nulla e la folle speranza, Padova 2002
- De Leo D., Mistero e persuasione in Carlo Michelstaedter. Passando da Parmenide ed Eraclito, Lecce 2001
- De Monticelli R., Il richiamo della persuasione. Lettere a Carlo Michelstaedter, Marietti, Genova, 1988.
- Fortini F., Introduzione a Lukacs G., L’anima e le forme, Milano 1963, p. 8.
- Fortini F., Un biglietto di Michelstaedter, in Id., Saggi italiani, Bari, 1974, pp. 13-17
- Franchi G. A., Una disperata speranza. Profilo biografico di Carlo Michelstaedter, Milano-Udine 2014.
- Garin E., Cronache di filosofia italiana. 1900-1943, Bari 1955.
- Garin E., Omaggio a Carlo Michelstaedter, in Id., Intellettuali italiani del XIX secolo, Roma 1974.
- Gentile G., Recensione a La persuasione e la rettorica in “La Critica” XX, 1922, n. 4, pp. 332-336
- La Rocca C., Nichilismo e retorica. Il pensiero di Carlo Michelstaedter, Pisa 1984
- Melandri L., Il fanciullo e il profeta, in Id., Come nasce il sogno d’amore, Milano 1988.
- Marroni A., Filosofie dell'intensità. Quattro maestri occulti del pensiero italiano contemporaneo, Milano 1997
- Meroi F., Michelstaedter Carlo, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Roma, 2012
- Michelis A., Carlo Michelstaedter. Il coraggio dell'impossibile, Roma 1997
- Meroi F.,. Persuasione ed esistenza. Filosofia e vita in Carlo Michelstaedter, Roma 2011
- Negri A., Il lavoro e la città. Un saggio su Carlo Michelstaedter, Roma 1996
- Peluso R., L'identico e i molteplici. Meditazioni michelstaedteriane, Napoli 2011
- Petitdemange G., Michelstaedter: Le défi de la métaphysique, “Archives de Philosophie”, 57, 1994, pp. 127-134
- Pieri P., La scienza del tragico. Saggio su Carlo Michelstaedter, Bologna 1989.
- Pieri P., La differenza ebraica: grecità, tradizione e ripetizione in Michelstaedter e altri ebrei della modernità, nuova edizione, Bologna 2002
- Pulina G., Capitini e Michelstaedter: un dialogo sulla persuasione, «Quaderni di Satyāgraha», N. 9, gennaio-giugno 2006, pp. 195–206
- Putignano G., L'esistenza al bivio. La persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter, Roma 2015
- Raschini M. A., Michelstaedter. La disperata devozione, Bologna 1988
- Sanò L., Le ragioni del nulla. Il pensiero tragico nella filosofia italiana tra Ottocento e Novecento, Troina (EN) 2005
- Vašek Th., Schein und Zeit. Martin Heidegger und Carlo Michelstaedter. Auf den Spuren einer Enteignung, Berlin 2018
- Verri A., Michelstaedter e il suo tempo, Ravenna 1969
- Visone R., L'incidenza di Schopenhauer sul pensiero di Carlo Michelstaedter, “Archivio di storia della cultura”, XIX, 2006, pp. 295-334
Siti dedicati:
Sito della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, nella quale sono conservati tutti i manoscritti e le opere grafiche:
http://www.isontina.beniculturali.it/it/444/carlo-michelstaedter
http://www.michelstaedter.beniculturali.it/