Enzo Paci

Monterado (An) 1911-Milano 1976


 

Vita e opere

 

Studiò filosofia prima nell'università di Pavia, poi in quella Milano dove si laureò con A. Banfi. Nelle prime tre opere [Paci 1938, 1939, 1940] l’impianto concettuale è mutuato da quello di Banfi ed è imperniato sulla “legge trascendentale”, asserente la correlazione di soggetto e oggetto sul piano gnoseologico. Tuttavia questa costituisce soltanto una cornice del pensiero giovanile di Paci, poiché la strategia filosofica da lui perseguita in questa fase iniziale è di tipo ontologico. Ciò che della legge trascendentale egli accoglie, e che rimarrà come acquisizione definitiva della sua elaborazione filosofica, è il rilievo dell’originarietà della relazione rispetto ai poli relati. Per Paci, in questa prima fase e poi per tutto il resto del suo itinerario meditativo, rimane comunque preclusa una risposta definitiva alla ricerca della verità: la contingenza è concepita come insuperabile, per cui rimane votato allo scacco il tentativo della ragione di separare in maniera netta il senso dal non-senso e conquistare un paradigma privilegiato della verità. Anche il suo ontologismo giovanile è così già connotato in senso “esistenziale”, fondamentali sono le interazioni teoriche con Kierkegaard e Jaspers (cfr. Il Nulla e il problema dell'uomo del '50, che raccoglie scritti del decennio precedente) e non manca un intenso confronto con uno storicismo non riconducibile all'assolutismo coscienzalistico (cfr. Paci 1949 e Storicisimo e esistenzialismo del '50). Nel 1951 diventa docente di filosofia all'università di Pavia e in quest'anno, in coincidenza con la fondazione della rivista “Aut Aut”, avviene la svolta che fa approdare Paci alla sua nuova filosofia, il “relazionismo”. In scritti come Paci 1957, egli cerca ora i suoi interlocutori nella sponda dei neoilluministi e si presenta in veste marcatamente antimetafisica e anti-ontologica (il discorso non sfocia, però, nell’empirismo relativistico, perché la relazione è assunta, nella sua trascendentalità, come essa stessa irrelativa, e tale irrelatività lascia trasparire la sua parziale intelligibilità solo come relazione orientata, la cui declinazione teleologica ha sempre come punto fermo la persona, affermata come “soggetto indeclinabile”). La fondazione ontologica viene dunque revocata, a favore di un recupero della legge trascendentale banfiana, che da cornice cerca di farsi ora sostanza del discorso. Tuttavia neppure in questo tornante maestro e allievo si ritrovano in un comune programma filosofico. Infatti, proprio mentre Paci approda al relazionismo in prospettiva kantiana, Banfi, in questi ultimi anni della sua vita, coniuga ricerca filosofica e impegno nella prassi, spostando l’asse teorico della sua ricerca dal pensiero riflessivo alla concretezza della storia, transitando da Kant a Hegel e Marx: proprio come farà Paci negli anni Sessanta con la sua riscoperta di Husserl, seppure con diversi accenti. L'opera più importante di questo Paci degli anni Sessanta è anche il suo libro più famoso [Paci 1963], in cui confluiscono la Krisis di Husserl e la dialettica hegelo-marxiana nella sua riformulazione sartriana. Nel frattempo, dal 1958 Paci era diventato professore all'università di Milano e dal capoluogo lombardo venne ad esercitare un'intensa attività culturale, in ambiti non soltanto accademici. Il movimento politico del ’68 avrebbe dovuto costituire il culmine della realizzazione del programma filosofico paciano, con l’incontro, all’insegna di una nuova enciclopedia fenomenologica, tra i saperi specialistici, i soggetti in carne e ossa e la vita [cfr. Paci 1973]: mai, nell’arco della sua esistenza, utopia e prassi erano parse così vicine, ma ciò non ingannò il Nostro, che seppe anticipare la generalizzata disillusione al riguardo che si dispiegò a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Di qui una riflessione sui temi del negativo, ma anche sulla possibilità di una ripresa di tipo ontologico [cfr. Paci 1972] che troviamo nei suoi ultimissimi lavori.

 

Il pensiero filosofico-religioso

 

Nella prima fase della teoresi paciana la Trascendenza trova un suo spazio; in sottaciuta continuità con Piero Martinetti, essa non è semantizzata come essere, bensì, in accordo oltre che con Martinetti anche con Jaspers, è concepita come un mistero sfuggente a ogni altra categorizzazione, ma riconoscibile direttamente dall’uomo che vi si voglia aprire: un mistero che si salda con quello dell’unicità dell'individuo, del suo essere personale. Già in Principii di una filosofia dell’essere l’autore esplicita al riguardo la sua ispirazione agostiniana: “non è con l’uomo che si spiega il peccato, ma con il peccato, con la caduta che si spiega l’uomo” [Paci 1939, p. 165]. Peccato e caduta sono interconnessi: è la caduta, nella sua enigmaticità, a indicare il darsi di una lacerazione intima del divino e perfetto pensiero, e a rinviare all’essere nel suo portarsi nell’altro da sé, cioè nel mondo. L’uomo si trova già sempre situato in questo dramma che lo sovrasta, ma in cui esperisce anche, insieme alla propria imperfezione, la forza della sua limitata libertà, ossia il suo poter scegliere, pur in una limitazione prospettica, per la redenzione. In tale scelta poi non ne va solo dell’essere umano, ma anche della natura, perché anch’essa è affetta dalla colpa originaria che è all’origine tanto della vicenda cosmica quanto di quella umana. L’essere infatti non lacera la sua assoluta e intemporale necessità solo nell’uomo, ma anche nella natura e la volontà di riscatto, se si fa scelta consapevole nell’uomo, freme già nella mute voci sofferenti dei viventi naturali. In questo senso Paci scrive, con riferimento implicito tanto a Hegel quanto a Schelling, che l’uomo è la natura che si rivela a se stessa nella sua libertà. Caduta, peccato, libertà, slancio verso la redenzione non sono le spiegazioni razionali del portarsi dell’essere nell’esistenza, non diradano quindi il mistero al punto da disfarlo, ma sono solo un modo per ridire filosoficamente quell’originario “segreto indecifrabile” che preesiste alla nascita del mondo e dell’uomo. Accogliere questo insormontabile limite della spiegazione e rinunciare quindi alla teodicea è per il Paci del 1939-40 il più elevato punto di contatto con la Trascendenza, che dimora in quel segreto e che da questo, al riparo dai tentativi umani di afferrarla e dominarla, lascia trasparire una lieve traccia, un sorriso cosmico: “nell’essenza dell’esistere di essere un segreto ed i veri segreti non si scoprono mai: sorride, dietro di essi, il volto sconosciuto della trascendenza” [Paci 1939, p. 172].

Nella stagione del relazionismo, che domina la fase neoilluministica di Paci, negli anni ’50, l’esperienza religiosa, e i temi che la connotano, non sono del tutto accantonati, ma l’anelito alla Trascendenza si assottiglia, scivolando in quel trascendere senza trascendenza in cui si stemperano e si confondono il divino e l’umano e in cui il negativo attutisce il suo pungolo nell’incontro-scontro con la coscienza. In questo nuovo tornante del suo itinerario Jaspers, e con lui tutta la problematica propria della teologia filosofica, finiscono ai margini della meditazione paciana, controbilanciati però da un permanere dell’attenzione per il profilo antropologico del pensiero kierkegaardiano.

In Paci 1963 le coordinate del relazionismo non mutano e il registro teoretico in cui l’autore assume l’esperienza religiosa rimane quello della trascendenza nell’immanenza. Tuttavia muta parzialmente il modo di intendere quest’ultima, grazie alla risemantizzazione del mondo nei termini della husserliana Lebenswelt (mondo della vita) e dell’approfondimento dell’esperienza vissuta nel segno dell’estraneazione, convergentemente disoccultata dallo Hegel della Fenomenologia dello spirito e dal Marx dei Manoscritti del ’44 prima e del Primo Libro del Capitale poi, sullo sfondo delle illuminanti pagine marxiane dei quaderni preparatori dedicate al disoccultamento del dominio del lavoro morto sul lavoro vivo. Dal Sartre delle Questioni di metodo e della Critica della ragione dialettica, inoltre, viene ripresa la lezione di metodo, consistente nella duplice operazione, archeologica e teleologica, di decentramento dell’immediatezza dell’esperienza, verso l’originario e verso il possibile. Diversamente da Sartre, però, Paci conferisce un rilievo centrale all’operazione dell’epochè, che di quel decentramento è la condizione preliminare, e che per la sua radicalità si apre anche alla possibilità del darsi di un senso oltremondano, non riconducibile alla categorizzazione di un essere necessario e sostanziale.

La filosofia di Paci, in conclusione, ha sicuramente una marcata connotazione laica, e come tale è stata trattata dagli studiosi della filosofia italiana novecentesca che se ne sono occupati. Dall'inizio alla fine, però, è presente nel cammino speculativo di Paci uno schiudersi dentro l'esperienza di un raggio intenzionale verticale, che attraversa il muro dell'immanenza mondana. Non a caso, anche nella propria fase “relazionalistica” e “neoilluministica”, egli fa esplicito riferimento, nella tesi 216 di Paci 1951, p. 521, al passo del Vangelo giovanneo (Gv. 3, 1-8), in cui si parla di una seconda nascita come una nascita dall’alto, perché l’esistenza manca della capacità di autotrasfigurarsi come spirito, e l’evento, contingente e irrefutabile, del suo sbocciare, l’aurorale incipit vita nova che si rilancia nella storia di ogni persona, non si può intendere senza la discesa di un raggio intenzionale centripeto, dall’alto al basso.

Sandro Mancini

 


Bibliografia

Opere principali

  • Il significato del Parmenide nella filosofia di Platone, Messina-Milano 1938

  • Principii di una filosofia dell’essere, Modena 1939

  • Pensiero, esistenza e valore, Messina-Milano 1940

  • Esistenza e immagine, Milano 1947

  • Ingens sylva. Saggio sulla filosofia di G.B. Vico, Milano 1949

  • Esistenzialismo e storicismo, Milano 1950

  • Il nulla e il problema dell’uomo, Torino 1950

  • Fondamenti di una sintesi filosofica, “Aut Aut”, 1951, n.4., pp. 318-337, n. 5, pp. 403-425, n. 6, pp. 515-538

  • Tempo e relazione, Torino 1954

  • Dall’esistenzialismo al relazionismo, Messina-Firenze 1957

  • Diario fenomenologico, Milano 1961

  • Tempo e verità nella fenomenologia di Husserl, Bari 1961

  • Funzione delle scienze e significato dell’uomo, Milano 1963

  • Relazioni e significati, 3 voll., Milano 1965

  • Intervista di Valerio Verra a Paci, “Terzoprogramma” 1972, n. 3, p. 113; ristampata in La filosofia italiana dal ’45 ad oggi (a cura di V. Verra), ERI, Torino 1976, p. 458.

  • Idee per una enciclopedia fenomenologica, Milano 1973

  • Fenomenologia e dialettica, Milano 1974

  • Sulla fenomenologia del negativo, “Aut Aut”, n. 140, 1974, pp. 134-6

  • Husserl e il cristianesimo, “Aut Aut” n 141, 1974, pp. 133-4

  • Il filosofo e la città: Platone, Whitehead, Husserl, Marx (a cura di S. Veca), Milano 1979

  • Il senso delle parole (a cura di P.A. Rovatti), Milano 1987

 

Repertori bibliografici:

  • Bibliografia degli scritti di Enzo Paci, a cura di A. Civita, Firenze 1983

  • Strumenti bibliografici, a cura di A. Sardi, in Omaggio a Paci, a cura di E. Renzi - G. Scaramuzza, Milano 2006, pp. 303-322

 

Scritti sull'autore e il suo pensiero religioso:

  • Cacciatore e G. Di Miele A. (a cura di), In ricordo di un maestro. Enzo Paci a trent’anni dalla morte, Napoli 2009

  • Di Miele A., Antonio Banfi, Enzo Paci. Crisi, eros e prassi, Milano 2012

  • Esposito C., Esistenzialismo e fenomenologia. La crisi dell'idealismo e l'arrivo dell'esistenzialismo in Italia, in Il contributo italiano alla storia del Pensiero – Filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 2012

  • Mancini S., Sentire la verità. Enzo Paci trent’anni dopo, in Id. L’orizzonte del senso, Milano 2003, pp. 245-341.

  • Neri G.D., 1945: Un confronto teologico-politico fra Banfi e Paci, “Aut aut” n. 214-215, 1986, pp. 57-71

  • Renzi E., Caro Ricoeur, mon cher Paci. Dialogo in cinque scene, Milano 2006

  • Renzi E. e Scaramuzza G. (a cura di), Omaggio a Paci, 2 voll., Milano 2006

  • Renzi E., Enzo Paci, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, vol. 80., Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma 2014

  • Sini C., Enzo Paci. Il filosofo e la vita, Milano 2015

  • Vigorelli A., L’esistenzialismo positivo di E. P. Una biografia intellettuale (1929-1950), Milano 1987

  • Zecchi S. (a cura di), Vita e verità. Interpretazione del pensiero di E. P., Milano 1991

 

Sito dedicato:

http://www.enzopaci.it/