Aldo Bodrato
Monteu Roero 1941 – Torino 2021
Vita e opere
Si laurea in filosofia nel 1966 con Carlo Mazzantini sul pensiero filosofico e teologico di Giovanni Scoto Eriugena. Questo duplice filone s’intreccia nella successiva riflessione che farà di Bodrato un pensatore soprattutto religioso. Mentre lavora come insegnante di storia e filosofia, fonda con Enrico Peyretti il foglio, mensile «di alcuni cristiani torinesi», di cui è redattore e una delle principali firme, e sul quale scriverà per cinquant’anni restando attivo fino alla fine. Collabora inoltre con alcune riviste di interesse storico, letterario e teologico come Humanitas, Esodo e Tempi di fraternità.
Inizia a pubblicare nel 1980 con Quale Dio? quale uomo? (Borla), nel quale raccoglie articoli centrati sui temi della fede, percepiti in un’ottica di impegno laicale. In alcuni stupisce il suo presentarsi in veste di teologo, a dispetto degli studi filosofici, di cui egli stesso dà conto parlando della valenza politica che la teologia possiederebbe, a condizione di essere capace della filosofica «ricerca soggettiva e sfacciataggine critica».
Cogliendo le sollecitazioni sul carattere narrativo del discorso della fede che a partire dagli anni Settanta ha animato il dibattito teologico, Bodrato si fa pioniere della cosiddetta «Teologia narrativa» con tre raccolte di racconti: Le opere della notte (Claudiana, 1985), Le storie mancine (Diabasis, 2000) e Le opere del giorno (Portalupi, 2004). La rivista il foglio ospiterà numerosi altri racconti, tra i quali non possiamo non ricordare la serie su Monsignore, che non ha purtroppo trovato altra veste editoriale. Ancora affine all’impegno teologico-letterario ricordiamo la raccolta di testi poetici Scritte sulla pelle (Portalupi, 2005). In tali pubblicazioni emerge l’inesausta ricerca del divino nelle cose del mondo con racconti molto vari e anche brevissimi, che ne rivelano la penna raffinata e il gusto del narrare.
È testimonianza del suo interesse biblico Il vangelo delle meraviglie (Cittadella, 1996), nel quale Bodrato commenta il Vangelo di Marco con uno scavo ben informato dei maggiori studi esegetici, oltre che inevitabilmente attento all’aspetto narrativo del testo (come nota Gianfranco Ravasi che ne ha curato l’introduzione). Ancora di taglio biblico è L’avventura della Parola. Breve storia del profetismo biblico (Effatà, 2009), ove si dona centralità alla parola profetica, parola d’eccellenza nella denuncia dei soprusi e delle ingiustizie sociali che più d’altro stimola la scrittura critica dell’autore. Tra le ultime pubblicazioni vi è infine Quale storia a partire da Gesù? (Servitium, 2008), attestante il suo ampio intervento sulla questione del Gesù storico in occasione di uno degli incontri annuali di Sant’Erasmo.
Il pensiero filosofico-religioso
Il pensiero di Aldo Bodrato non è facilmente inquadrabile in una specifica ricerca disciplinare né segue il tracciato della formazione universitaria. Figura originale e poliedrica, dopo gli studi filosofici si apre al mondo teologico verso il quale prova un’attrazione più forte, anche sollecitata dal fermento della Chiesa post-conciliare. È possibile rintracciare qualcosa della vivacità di quegli anni nei suoi primi saggi, sebbene il tratto distintivo di tutti i suoi scritti vada ricercato nella vena critica di un certo modo di intendere il laicato come impegno di vita. In Bodrato cogliamo quindi un moto di ripulsa per le inadeguatezze della Chiesa, specie quando questa si compromette con il potere smarrendo la bussola evangelica.
Quella di Bodrato è una parola libera, talvolta sferzante, ma tale perché appassionata. Lo stile è eversivo in quanto eversivo è lo stesso vangelo. Ma nella sua parrhesia, egli respinge le accuse che in quegli anni vedono un certo impegno cristiano tutto rivolto all’immanenza, ovvero al sociale. Con forza ricusa quindi l’obiezione che vorrebbe separare Dio dall’altro, specie dal povero, da colui che soffre e da tutti coloro che sono compresi nelle categorie del Magnificat. E se in controluce non possiamo non notare l’influsso della teologia della liberazione, è inoltre evidente come si tratti dei temi tipici della profezia biblica sui quali l’autore si misurerà nei diversi generi letterari praticati: dal saggio critico alla lettura esegetica fino alla narrazione in veste di riscrittura biblica o extra-biblica.
Il lavoro di Bodrato si comprende alla luce di una fede vissuta come impegno politico e sociale, ma prima ancora nell’introspezione personale. «La fede è, al limite, incompatibile con la santità. È cosa da peccatori» (Quale Dio?, p. 130), ma qualcosa per cui spendere la propria vita, che insegna ad autodecentrarsi, a liberarsi dalla schiavitù di se stessi, ad assumere la responsabilità per l’altro. E se il Dio liberatore si fa presente nell’uomo torturato, «la possibilità contenuta nell’uomo di soffrire senza colpa, di sacrificare se stesso per gli altri, di vivere la sua umanità come dono gratuito» (p. 173) diventano veri luoghi teologici.
La svolta narrativa, che lo vede sperimentatore di quel filone teologico ancor oggi più teorizzato che praticato, prende corpo nella sua seconda pubblicazione, Le opere della notte (Claudiana, 1985), una raccolta di racconti brillantemente introdotti da una leggenda fondativa, L’insonnia del patriarca, con cui Bodrato «teorizza narrativamente» come il racconto sia lo sbocco inevitabile dell’insoddisfazione per una teologia meramente argomentativa. Le sue storie fanno rivivere una galleria di personaggi biblici, storici o inventati (ma storicamente fondati, come egli stesso tiene a ricordare), che in modo diverso incarnano quel senso di ribellione che cova negli affamati di giustizia, a cui l’autore si sente vicino. Dunque voci soprattutto profetiche, che hanno contestato e smascherato le diverse forme in cui si è mimetizzato l’umano potere e variamente incarnati in personaggi che vivono sulla soglia o esterni al consorzio umano.
L’interesse per il linguaggio è una costante nell’opera dell’autore, che – da filosofo – non solo interroga teologicamente il mondo in cui vive, ma altresì cerca il modo più adatto per dirlo. Dopo averne nutrito lo spirito, la cultura umanistica lo ha quindi aiutato a dare sostanza a quella riflessione che andava maturando negli ultimi decenni del secolo scorso mettendo al centro l’istanza comunicativa. Tra gli autori che hanno indubbiamente contribuito a rivolgere la sua attenzione sul fronte narrativo e poetico, non possiamo dimenticare il domenicano francese Jean-Pierre Jossua, che Bodrato ha conosciuto personalmente e su cui ha lavorato e scritto.
Sebbene non prevalente nei suoi testi più importanti, la formazione filosofica ne plasma l’approccio rigoroso alle questioni teologiche che egli sente più urgenti. La riflessione esplicitamente filosofica di Bodrato è ancora una volta soprattutto critica, come emerge quando, seguendo quel filone inaugurato dalla celeberrima sentenza di Theodor W. Adorno sull’impossibilità di scrivere poesia dopo Auschwitz, egli sostiene come tale ostacolo ricada piuttosto sulle indagini filosofiche e teologiche, rivelatesi entrambe inadeguate di fronte all’esperienza del male: «proprio dal dialogo con la fatica letteraria deve ripartire il pensiero riflessivo per cercare di dare forza e incisività alle proprie domande e alle proprie risposte. In particolare, quando tali domande e tali risposte riguardano il problema del male, essa si fonda sulla coscienza che solo nella parola di coloro che da questo male sono stati feriti nella carne e nello spirito è possibile trovare quel barlume di verità che ci aiuta a non sprofondare nell’indifferenza o nella disperazione» («Nel racconto la verità di Auschwitz» in Humanitas, 1 1989, pp. 51-2).
Medesimo approccio era già emerso nella risposta a quella denuncia proveniente dal mondo extra ecclesiale, particolarmente mosso in quegli anni dall’ideologia marxista, che vede la fede cristiana quale credenza alienante e proiezione di desideri inconfessati. Dopo aver dimostrato, attraverso una accurata lettura biblica, come il problema non sia formulato correttamente, Bodrato dichiara l’importanza del dialogo con gli uomini del proprio tempo e di conseguenza come tali critiche – più o meno fondate – vadano tenute in grande considerazione: «Ora, ho l’impressione che fino a quando non discuteremo con gente di questo tipo [con i lettori di Nietzsche, Freud e Marx] non discuteremo praticamente con nessuno; parleremo da soli» (Quale Dio?, p. 69).
Filosofo, teologo, narratore e poeta, Aldo Bodrato è stato altresì un grande lettore e studioso appassionato delle Scritture. Il filo rosso dei suoi scritti è quindi l’inesausta ricerca del divino nelle cose del mondo e nell’umano, sempre dispiegatesi in irriducibile molteplicità, come i suoi racconti stanno lì a dimostrare. Ma infine, quando di questa via sperimentale è chiamato a dare conto, rivela una prudenza inattesa: «Non esiste una professione di scrittore teologo, il mio interesse è di tipo teologico. La letteratura è luogo creativo della parola, che nell’ebraico dabar suggerisce l’unione con l’azione, e che in quanto agire umano è luogo della ricerca di Dio. E tuttavia della parola di Dio siamo responsabili, per questo dobbiamo essere attenti a ciò che facciamo. L’esigenza narrativa nasce dalla constatazione dell’impossibilità di parlare di Dio. […] Sono sempre stato un po’ grandioso e invece di misurarmi con un problema di grammatica, mi sono voluto misurare con Dio. Si tratta di un compito frustrante perché non arrivi a sentire altro al di là dell’esigenza, ma questo è sufficiente per farti dire che non sei solo» (incontro presso la facoltà teologica di Torino, il 22 febbraio 2016).
Maria Nisii
Biblio-sitografia
Opere principali
- Quale Dio? quale uomo?, Borla, Roma, 1980
- Le opere della notte, Claudiana, Torino, 1985
- Il vangelo delle meraviglie, Cittadella editrice, Assisi, 1996
- Storie mancine. Storie di bestie, di uomini e di santi, Diabasis, Reggio Emilia, 2000
- Le opere del giorno. Ascesa e declino del monachesimo occidentale in otto racconti, Portalupi, Casale Monferrato (Al), 2004
- Scritte sulla pelle, Portalupi, Casale Monferrato (Al), 2005
- Quale storia a partire da Gesù. Conversazioni di Giuseppe Barbaglio e Aldo Bodrato, Servitium, Troina (En), 2008
- L’avventura della Parola, Effatà, Cantalupa (Torino), 2009
- «Il narrare come problema teologico», Humanitas, 4 1984, pp. 637-644
- «Nel racconto la verità di Auschwitz» in Humanitas, 1 1989, pp. 51-73
- «Dalla ragion dialettica alla ragion simbolica: Jean-Pierre Jossua, itinerario di un teologo» in Humanitas, 4 1986, pp. 585-596
Pagine o siti web dedicati
http://aldo.bodrato.it/Biografia/
gli articolo su Tempi di fraternità
http://www.tempidifraternita.it/archivio/bodratoweb/bodrato.htm
la rubrica Quisquilie su Esodo
https://associazionesodo.webnode.it/rubrica-quisquilie/
gli scritti su il foglio