Vittorio Lanternari

Chiaravalle 1918  - Roma 2010

Vita e opere

Di famiglia ebraica, subì le restrizioni delle famigerate leggi razziali, potendosi laureare in lettere solo alla fine della guerra, con una tesi di etnologia sotto la guida di R. Pettazzoni. Lanternari lavorò poi per qualche anno come insegnante di lettere classiche nei licei, partecipando nel contempo al gruppo di lavoro di Pettazzoni, dove strinse intensi rapporti scientifici e di amicizia con E. de Martino e A. Brelich; dal 1950 divenne assistente ordinario di etnologia a Roma e compì studi che confluirono nei due ampi volumi La grande festa. Storia del Capodanno nelle civiltà primitive del 1959 e Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi del 1960. Ne La grande festa, partendo dal metodo storico comparativo di Pettazzoni, Lanternari studia l'organizzazione del calendario annuale in varie culture di tradizione orale, ampliando su larga scala un approccio che Brelich aveva sondato in particolare per l'antico calendario romano. In una recensione molto elogiativa, lo stesso Brelich riscontrava “messi in atto senza dogmatismi” ne La grande festa gli aspetti che tuttora gli apparivano “più fecondi” della metodologia storiografica marxista, ossia “quelli che riguardavano il legame fondamentale tra forma culturale e forma economica” (Brelich 1961). Brelich e Lanternari sono infatti d’accordo sul fatto che ogni cultura è un insieme dinamico, laddove solo relativamente e mai assolutamente possono essere separate le diverse componenti (organizzazione del lavoro, organizzazione del tempo, ritualità, credenze, miti ecc.). Più perplesso Brelich si mostrava invece sul capitolo di polemica “anti-irrazionalista” che apriva  La grande festa, nonché su alcuni parallelismi tra le tematiche storico-religiose e quelle psichiche, in particolare in merito ai nessi tra morte/rinascita dell’anno, apocalisse/palingenesi del mondo, crisi/riscatto della vicenda psichica.  Erano questi gli aspetti del libro, come ricorderà retrospettivamente lo stesso Lanternari, che risentivano di più, invece, della lezione di de Martino. La lotta verso l’“irrazionalismo” era svolta da quest’ultimo nel nome di un marxismo “gramsciano” che si impegnasse a tradurre integralmente qualunque fatto sociale analizzato in stimoli razionali per l’azione emancipante - “ragioni umane delle opere umane”, com’egli dice (Nota Introduttiva a Lanternari, 1959, p. 16) - e anche il parallelismo tra storie religioso-sociali e storie psichiche era un tema su cui lo studioso napoletano lavorava da tempo. Più avanti, Lanternari inquadrerà gli inizi della propria ricerca proprio come una via di mediazione tra gli approcci di Brelich e de Martino: tra la ragione più selezionata al rigore scientifico del primo, e la ragione più integralmente coinvolta in una strada di emancipazione sociale e individuale del secondo (cfr. Lanternari, La mia alleanza con Ernesto de Martino, 1997, pp. 30-38). Il forte impegno sociale, in particolare verso le popolazioni più provate dal processo di colonizzazione, è al centro di Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, che studia la irrequieta realtà religiosa e politica di varie situazioni contemporanee post-coloniali, dal Sudamerica all’Africa, all’Asia, all’Oceania. Nuovi culti, come il peyotismo dei nativi nordamericani, il movimento rastafari giamaicano e molti altri sono interpretati come complesse elaborazioni politico-religiose di fronte a situazioni di grave crisi sociale e culturale, secondo modalità in cui Lanternari vede analogie in momenti della storia religiosa anche del passato. Il libro venne tradotto presto in inglese e in altre sei lingue, dopo essere stato segnalato da E. Hobsbawm. Divenuto docente all’Università di Bari, prima di storia delle religioni dal 1959, poi, dal 1967, come ordinario di etnologia, e infine titolare nella stessa materia a Roma, dal 1972, Lanternari proseguì la strada dell’approfondimento delle culture che dovevano affrontare il lungo retaggio coloniale, in una serie di contributi raccolti in Occidente e Terzo Mondo del 1967 e Antropologia e imperialismo del 1974, inserendosi in un dibattito internazionale che diventava sempre più attento a questi temi. A partire dagli anni settanta, Lanternari lavorò poi sul campo in Ghana, dove mise in atto procedimenti che, sulla scia di de Martino, aveva già sperimentato e continuava a sperimentare nel meridione di Italia. Fino e oltre all’andata fuori ruolo, Lanternari continuò a confrontarsi con i cambiamenti culturali e sociali, nei paesi occidentali, nei paesi che avevano subito la loro colonizzazione, nonché nella sempre maggiore interazione reciproca tra gli uni e gli altri. Studiò così l’immigrazione e i processi interculturali; i movimenti religiosi “postmoderni” (quali quelli “new age”), connessi a “un micromillenarismo di fruibilità strettamente individualista ed egocentrica, con il mero obiettivo di procacciarsi uno stato di benessere generale”, Lanternari 2000; le conseguenze dei cambiamenti etnologici in ambito psichico (coniando il termine “etnopsichiatria”); le molteplici dimensioni culturali dell’incombente problema ecologico. Intensi consuntivi e nuove prospettive sull’itinerario del lavoro proprio, di de Martino e di Brelich (e dei rispettivi allievi) offrono alcune raccolte di saggi degli ultimi anni: Antropologia religiosa e il già citato La mia alleanza con Ernesto de Martino del 1997, Ecoantropologia. Dall'ingerenza ecologica alla svolta etico-culturale del 2003 e Religione, magia e droga Dai "primitivi" al "post-moderno" del 2006.

 

Il pensiero sulla religione

Fin dall’inizio, Lanternari sviluppa una prospettiva che egli stesso ha chiamato “globalistica”, per cui “la religione è trattata e vista nell’ampio contesto della civiltà complessiva e nell’intreccio con le più diverse manifestazioni di questa, cioè struttura sociale, organizzazione politica, arte” ecc. (Antropologia religiosa, p. 132). Ne La grande festa, l’organizzazione “sacrale” del calendario nelle varie società è vista così in stretta relazione con il complesso culturale, politico ed economico di ciascuna: è impossibile, rimarca Lanternari, separare una dimensione puramente sacra del tempo, che venga prima rispetto a tutte le altre dimensioni. Parallelamente, è invece possibile per Lanternari riscontrare analogie nelle modalità storiche con cui i movimenti sociali religiosi elaborano - pur ciascuno con caratteristiche proprie e specifiche - situazioni di crisi e cambiamento. Tesi centrale nel libro del 1960 è, infatti, che i movimenti profetici, messianici ed escatologici delle religioni fondate aiutano a comprendere, pur senza schiacciamenti, quelli dei “popoli oppressi” della contemporaneità post-coloniale, e viceversa: “ognuna delle grandi religioni moderne originariamente sorse come movimento profetico di rinnovamento: ciò vale uniformemente per Giudaismo, Cristianesimo, Islamismo, Buddismo, Taoismo, ecc.: cioè per le cosiddette religioni ‘fondate’. Potrebbe ben dirsi, anticipando le conclusioni del libro, che ognuna delle grandi religioni moderne germogliò da altrettante situazioni di crisi culturale e sociale” (Movimenti religiosi…, 1960, p. 12; si noti qui l’uso di impronta pettazzoniana del termine “religione moderna” per indicare ogni religione “fondata”, rispetto a quelle ancestrali, precedenti). Il forte impegno politico-sociale che Lanternari ha condiviso fin dall'inizio con de Martino lo consolida, inoltre, nel focalizzare anche il tema religioso, nel mondo odierno, a partire dalle crisi culturali e sociali che segnano a fondo tale mondo, a cominciare dai forti scompensi tra nord e sud, tra paesi che hanno colonizzato e paesi che sono stati colonizzati. Dagli anni sessanta in poi, questi scompensi, del resto, non si sono affatto attenuati, laddove negli stessi paesi più ricchi non mancano tensioni di fondo, in cui si incrociano crisi sociali, crisi psicologiche, crisi culturali: e i flussi religioso-culturali non vanno solo dai paesi ricchi a quelli poveri, ma anche in direzione inversa, come mostra per esempio, sottolinea Lanternari, il ripresentarsi di aspetti esorcistici e carismatici nel cristianesimo occidentale, a partire dal cristianesimo “subalterno” di paesi dell’Africa o del Sudamerica. Per Lanternari la storia religioso-culturale del mondo d’oggi è segnata dunque dalle sue crisi, compresa quella ecologica, come del resto anche nel passato le religioni si sono mosse nelle crisi e nelle dinamiche sociali. L’antropologia religiosa proposta da Lanternari - anche nel libro di sintesi che porta questo titolo - è segnata proprio dalla forte connessione tra religioni e crisi antropologiche: crisi non solo di ordine sociale, ma anche psichico, e latamente culturale (già in un articolo del 1961, ripubblicato aggiornato nel 2006, egli propone una definizione che qualifica la religione come “l’insieme di atteggiamenti culturalmente determinati (...) ‘di fronte all’incontrollabile’”, laddove “tali atteggiamenti, congiunti in un complesso di istituzioni e di simboli, stabiliscono determinati rapporti con alcune potenze sovrane, ipostasi di quell’incontrollabile, rispetto alle quali l’uomo per garanzia dei valori umani e per una salvezza da realizzarsi su un piano di extrastoricità, tende ad attuare una convergenza reciproca, sia col forzare le potenze a proprio vantaggio, sia assoggettandosi ad esse”, Lanternari 1961, poi in Religione, magia e droga, qui p. 48, corsivo originale). Le religioni, rimarca Lanternari, sono state e sono tuttora un modo per affrontare le crisi, “l’incontrollabile”, avanzando prospettive d’insieme come, per esempio, i messianismi o le escatologie. L’atteggiamento che egli propone verso tali prospettive antropologico-religiose non è tanto quello di un mero coinvolgimento irriflesso in una di esse, quanto piuttosto quello di una loro analisi critico-pluralistica. Per Lanternari, cioè, è importante da un lato sottolineare che quella religiosa non è l’unica dimensione sociale, ma vi sono sempre tante altre intrecciate componenti, che vanno sviscerate e affrontate nello specifico, e, dall’altro lato, che nessuna cultura - indipendentemente da come si presenti anche rispetto ai temi religiosi - è l’unica cultura possibile, ma al contrario le culture sono sempre plurali e si confrontano tra loro. Certamente ognuno partecipa, volente o nolente, a un certo legato culturale, ma tale legato è dinamico in rapporto agli altri e al futuro, nessuna cultura è avulsa dalle altre e nessuna cultura è statica in sé stessa. Un tale “pluralismo critico partecipativo” (questa la formula che egli usa, come sviluppo e trasformazione dell’“etnocentrismo critico” di de Martino, Lanternari 1983, p. 164) caratterizza anche la specifica proposta di laicità che chiude il volume del 1997 sull’antropologia religiosa (cfr. Antropologia religiosa, pp. 357-371, in particolare le conclusioni p. 371).

Omar Brino

 

Biblio-sitografia

  • Antonietti D., Gioia F., Schirripa P. (a cura di), Vittorio Lanternari. Bibliografia. 1950-1998, Napoli 1998
  • Bernardi F., Opere di e su Vittorio Lanternari, in Id., Vittorio Lanternari. Una biografia intellettuale, Università di Pisa, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Corso di Laurea specialistica in Filosofia e Forme del Sapere, a. acc. 2012/2013 (rel. Xella P.), pp. 211-268

Opere principali 

  • La grande festa. Storia del Capodanno nelle civiltà primitive, Milano 1959; 2a ed. riv. e ampl. con nuova introd., La grande festa. Vita rituale e sistemi di produzione nelle società tradizionali, Bari, 1976; 3a ed. con pref. di E. Sanguineti, Bari, 2004
  • Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, Milano, 1960; nuova ed. riv. e ampl. con uno scritto di E. Hobsbawm, Roma, 2003
  • La religione e la sua essenza: un problema storico, in "Nuovi Argomenti", 49/50, 1961, pp. 1-64
  • Occidente e Terzo Mondo. Incontri di civiltà e religioni differenti, Bari, 1967
  • Antropologia e imperialismo, e altri saggi, Torino, 1974
  • Crisi e ricerca d'identità. Folklore e dinamica culturale, Napoli, 1976
  • Incontro con una cultura africana, Napoli, 1976
  • L'incivilimento dei barbari. Identità, migrazioni e neo-razzismo, Bari, 1983
  • Preistoria e folklore. Tradizioni etnografiche e religiose della Sardegna, Sassari, 1984
  • Identità e differenza. Percorsi storico-antropologici, Napoli, 1986
  • Dei, Profeti, Contadini. Incontri nel Ghana, Napoli, 1988
  • Una cultura in movimento. Immigrazione e integrazione a Fiorano Modenese, Bari, 1990
  • (a cura di, con M.L. Ciminelli), Medicina, magia, religione, valori, 2 voll., Napoli, 1994-98
  • Antropologia religiosa. Etnologia, storia, folklore, Bari, 1997
  • La mia alleanza con Ernesto de Martino, Napoli, 1997
  • Messianismo, in Enciclopedia Italiana, VI Appendice, Roma, 2000, sub voce, https://www.treccani.it/enciclopedia/messianismo_%28Enciclopedia-Italian...
  • Ecoantropologia. Dall'ingerenza ecologica alla svolta etico-culturale, Bari, 2003
  • Religione, magia e droga. Studi antropologici, Lecce, 2006
  • Dai "primitivi" al "post-moderno". Tre percorsi di saggi storico-antropologici, Napoli, 2006

Scritti sull'autore

  • Accarino L., Vittorio Lanternari tra Storicismo e Comparativismo (tesi di laurea), Istituto Universitario Orientale (Napoli), Facoltà di Lettere e Filosofia, a. acc. 1979/1980 (rel. Gallini C.)
  • Baldini A., Vittorio Lanternari: tra festa ed apocalisse (tesi di laurea), Università di Pisa, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2000/2001 (rel. Bora, P.).
  • Barioni G., L'analisi del rapporto fra Occidente e Terzo Mondo nell'opera di Vittorio Lanternari (tesi di laurea), Università di Ferrara, Facoltà di Magistero, a.a. 1989/1990 (rel. Miegge M.)
  • Benoni E., L'antropologia religiosa in Italia e l'opera di Vittorio Lanternari (tesi di laurea), Università di Verona, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2000/2001 (rel. Carozzi P.A.).
  • Bernardi F., Vittorio Lanternari. Una biografia intellettuale, Università di Pisa, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Corso di Laurea specialistica in Filosofia e Forme del Sapere, acc. 2012/2013 (rel. Xella P.)
  •  Brelich A., V. Lanternari, La grande festa. Storia del Capodanno nelle civiltà primitive, in «Scientia», 56,1961, pp. 31-32.
  • Colajanni A., Vittorio Lanternari, grande studioso dei cambiamenti socio-culturali e religiosi, in “Anuac. Rivista della Società Italiana di Antropologia Culturale”, 1, 2012, pp. 90-103
  • de Martino E., Nota introduttiva, in Lanternari V., La grande festa. Storia del Capodanno nelle civiltà primitive, Milano, 1959, pp. 15-16
  • Fabre F., Massenzio M. (éd.), Messianisme et anthropologie entre France et Italie. Retour sur l’oeuvre de Vittorio Lanternari, “Archives de sciences sociales des religions”, 161, 2013, pp. 9-162
  • Hobsbawm E., Aspects of the Millennium. Review of Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi’, in “The Times Literary Supplement”, 29 September 1961
  • Lattanzi V., Vittorio Lanternari, in Enciclopedia Italiana - IX Appendice, Roma, 2015, sub voce
  • Lombardozzi A., Mariotti L. (a cura di), Antropologia e dinamica culturale. Studi in onore di Vittorio Lanternari, Napoli 2008
  • Mihelcic G., Una religione di libertà: Raffaele Pettazzoni e la Scuola romana di storia delle religioni, Roma 2003, pp. 145-246
  • Sanguineti E., In margine a un capolavoro, in Lanternari V., La grande festa. Vita rituale e sistemi di produzione nelle società tradizionali, 3a edizione, Bari, 2004, pp. 5-11
  • Schirripa P., I “Movimenti religiosi” di Vittorio Lanternari: l’autonomia del religioso all’interno di una concezione materialista della storia, in Ricci A. (a di), L’eredità rivisitata. Storie di un’antropologia in stile italiano, Roma, 2019, pp. 347-365
  • Schirripa P., La grande festa e i Movimenti religiosi, una prospettiva materialista nell’antropologia religiosa, in “AM. Rivista della Società italiana di antropologia medica”, 54, 2022, pp. 145-162