Adolfo Omodeo

Palermo 1889 - Napoli 1946


 

Vita e opere

 

Adolfo Omodeo nacque a Palermo, nel quartiere di Ballarò, il 18 agosto 1889, da Pietro Omodeo (ingegnere del Genio civile, poi del Catasto) e da Giuseppina Marchica. Dopo un’adolescenza trascorsa in diverse città – Catania, Vicenza, Padova, Cagliari, Sassari –, tornò a Palermo nel 1906, dove frequentò il Liceo Garibaldi e incontrò professori, come Eugenio Donadoni e Antonio Graziadei, che esercitarono una forte influenza sulla sua prima formazione. Immatricolato alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1908, la abbandonò dopo un anno, protestando con una lettera di dimissioni contro il «tradizionalismo erudito e bibliografico» che vi regnava. Tornò a Palermo nel 1909, dove frequentò la facoltà di Lettere con la guida di professori come Giovanni Gentile, Gaetano Columba, Cosmo Guastella e dove strinse amicizia con Eva Zona (che diventerà sua moglie), Vito Fazio Allmayer, Ferdinando Albeggiani, Giuseppe Carlotti. Nel periodo degli studi universitari prese parte alle attività della «Biblioteca filosofica», incontrandovi personaggi come Giuseppe Amato Pojero e Onofrio Trippodo, che ebbero una rilevante influenza sui primi orientamenti filosofici e religiosi. Ma la presenza più importante fu quella di Giovanni Gentile, con cui si laureò nel 1912 con una tesi su Gesù e le origini del cristianesimo, pubblicata l’anno successivo, con notevoli revisioni e ampliamenti, dall’editore Principato. A questo periodo risalgono i primi scritti di impegno teorico, a cominciare dal saggio del 1913 su Res gestae e historia rerum, con il quale intervenne nella discussione aperta fra Gentile e Croce. Di fronte alla prima guerra mondiale, assunse una posizione interventista e partì per il fronte, nel luglio 1915, come sottoufficiale di artiglieria, partecipando, con la 154a e 382a batteria, alla sesta battaglia dell’Isonzo e alle giornate del Piave. L’esperienza al fronte è testimoniata dalle lettere e, più tardi, dai Momenti della vita di guerra, che pubblicò nella rivista «La Critica» dal 1929 e raccolse in volume, per l’editore Laterza, nel 1934. Dal 1919 insegnò dapprima nella scuola tecnica di Cefalù, poi a Messina; ebbe l’incarico annuale per la Storia antica all’Università di Messina, ma solo nel giugno 1923 venne nominato da Vittorio Emanuele III con regio decreto professore di Storia della Chiesa a Napoli, per chiara fama dopo il concorso «andato deserto». Con il delitto Matteotti i rapporti con Gentile divennero sempre più tesi, per motivi politici e anche di orientamento ideale. Nonostante la difficile collaborazione alla Enciclopedia Italiana, che proseguì tra il 1925 e il 1929, la rottura fu completa e Omodeo si legò profondamente a Benedette Croce, diventando, negli anni della dittatura fascista, il suo più stretto collaboratore nella redazione de «La Critica». I suoi studi furono dedicati alla storia delle origini cristiane – con i fondamentali volumi su Paolo di Tarso apostolo delle genti (1922) e La mistica giovannea (1930) –, al Risorgimento italiano – con la monografia su L’opera politica del Conte di Cavour (1940) –, alla cultura francese nell’età della Restaurazione – La cultura francese nell’età della Restaurazione (in volume nel 1946) –, fino al progetto irrealizzato di uno studio su Atene nel quinto secolo a.C. Dopo il luglio 1943, fece parte della Commissione per il riordinamento e l’epurazione universitaria e fu nominato Rettore dell’Università di Napoli. Membro del Partito d’Azione dal dicembre 1943, fu Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Badoglio, aderendo infine (dopo la scissione) alla Concentrazione democratico-repubblicana di Ugo La Malfa e Ferruccio Parri. Con la fondazione del Circolo «Pensiero e Azione», di cui assunse la presidenza, e della rivista «L’Acropoli» nel gennaio 1945, offrì un contributo alla rinascita degli ideali democratici, insistendo sui princìpi della libertà «costruttrice» e «liberatrice» e sulla prospettiva della Confederazione europea. Morì a Napoli il 28 aprile 1946, dopo essere stato designato da Croce (da cui, nell’ultimo periodo, lo avevano diviso dissensi politici) alla direzione dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici.

 

Il pensiero filosofico-religioso

 

Il pensiero religioso di Omodeo è contenuto, in maniera particolare, nei tre volumi della Storia delle origini cristiane (Gesù, Prolegomeni alla storia dell’età apostolica, Paolo di Tarso apostolo delle genti), apparsi originariamente tra il 1913 e il 1922, a cui occorre aggiungere almeno l’operetta su Gesù il Nazoreo del 1927 e La mistica giovannea del 1930. Il primo volume, dedicato a Gesù e le origini del cristianesimo, derivava da una rielaborazione della tesi di laurea e presentava una lettura di Gesù centrata sul concetto di «coscienza messianica», intesa come superamento del dramma dell’apocalittica giudaica nell’anticipazione e nella imminenza del Regno e nella conseguente fondazione della comunità ecclesiale: nella coscienza di Gesù – scriveva Omodeo – «l’evangelio diveniva la reale anticipazione del regno, anzi il primo momento del regno attuantesi». Solo nel 1927, con il piccolo libro su Gesù il Nazoreo, questa interpretazione verrà in parte rivista e corretta, con una maggiore attenzione rivolta alla figura del Battista e con una più stretta relazione istituita tra la figura di Gesù e le correnti del profetismo ebraico.

Il libro del 1913 venne preceduto dall’importante saggio su Res gestae e historia rerum, che ne chiarisce i presupposti metodologici, attraverso una peculiare ripresa dell’attualismo di Gentile, specie nella forma che aveva allora ricevuto nel Sommario di pedagogia. Omodeo vi svolgeva una critica radicale di ogni accezione di oggettivismo storiografico, riportando la res gestae alla historia rerum e delineando questa ultima come «testimonianza» soggettiva e come «valutazione». La posizione così definita pesò profondamente nella struttura dell’opera del 1913, in particolare nella terza parte che, rispetto alla tesi di laurea, vi fu aggiunta, interamente dedicata a Il problema sinottico. Qui Omodeo provò a sciogliere le difficili questioni delle fonti evangeliche, escludendo sia l’ipotesi di una fonte orale comune (Herder) sia quella di un protovangelo (Lessing-Eichorn). Richiamandosi alle interpretazioni di Karl Lachmann e Christian Gottlob Wilke, sostenne la Markushypothese, cioè la tesi della priorità del Vangelo di Marco rispetto a Matteo e Luca, ipotizzando l’esistenza di una fonte Q (caratterizzata dal racconto dei discorsi di Gesù), già filtrata dall’autocoscienza della prima comunità cristiana, comune ai tre evangelisti e di una fonte It (contenente la sequenza cronologica degli eventi): Marco avrebbe perciò disposto, in maniera non sempre lineare, i lògia nella successione biografica indicata dalla fonte It, selezionando le notizie sulla base di un orientamento già penetrato dalla predicazione di Paolo di Tarso. Il senso della complessa costruzione filologica rinviava, ancora una volta, ai risultati del saggio metodologico sulla Res gestae: non doveva ammettersi l’esistenza di una fonte allo stato puro, ma tutti i materiali che avevano concorso alla costruzione del testo evangelico apparivano come una «testimonianza», come la prima elaborazione di una comunità ecclesiale percorsa dalla novità del messaggio paolino.

Gli studi su Gesù risentirono, d’altronde, del confronto serrato con le posizioni teologiche del tempo, che venne affrontato nell’Introduzione al volume del 1913. Da un lato Omodeo criticava il punto di vista del protestantesimo liberale, con particolare riferimento ad Adolf von Harnack, su cui tornò successivamente con il necrologio scritto nel 1930 in occasione della morte: a Das Wesen des Christentums rimproverò l’insufficiente senso storico, la tendenza a ricercare un nucleo originario, privo di autentico sviluppo, nel cristianesimo primitivo. La critica a Harnack derivava anche dalle opere di Alfred Loisy, un autore a cui Omodeo riservò un interesse costante, fino a dedicargli diversi saggi e un importante libro nel 1936. La simpatia per Loisy non escludeva, tuttavia, obiezioni piuttosto radicali, relative soprattutto al persistente naturalismo della sua concezione storica. Più difficile si rivelò, invece, il dialogo con il modernismo italiano, che lo impegnò in una prolungata polemica con Ernesto Buonaiuti (che venne sospesa nel 1926 per motivi di ordine politico) e in una discussione con la «Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi» diretta da Alessandro Bonucci.

Al Gesù seguirono, nel 1921, i Prolegomeni alla storia dell’età apostolica, e nel 1922 il Paolo di Tarso, che porta i segni di importanti novità, sia sul piano storico che su quello teorico. Paolo vi era interpretato come l’epicentro di tutta la storia cristiana, come colui che supera i residui legalistici nell’esperienza attuale della salvazione messianica, nell’inizio dell’era salutare. Il medesimo discorso era ripreso e sviluppato in La mistica giovannea del 1930, dove il quarto Vangelo era interpretato sullo sfondo del grande conflitto con le tendenze gnostiche del secondo secolo: con la dottrina del Cristo-Logos, Giovanni aveva illustrato il Figlio come l’esegesi completa del Padre, innestando i motivi gnostici nel corpo del cristianesimo primitivo e, così, arrestando nella mistica d’amore le correnti distruttive dello gnosticismo antico.

Ma il libro su Paolo di Tarso esprimeva anche una maturazione decisiva nella concezione storica di Omodeo, che non a caso si accompagnò con la polemica del 1922 con La filosofia del cristianesimo di Guido De Ruggiero e con la prolusione del 1923 su Il valore umano della storia cristiana, che inaugurò i corsi di Storia della Chiesa a Napoli. Cominciava allora a consumarsi il distacco dall’attualismo, che avrebbe condotto, negli anni successivi, alla rottura con Gentile. Tutta l’interpretazione della figura di Paolo, concepito come «eroe dell’azione», era fondata sulla funzione fecondatrice del mito, che, al di là della coerenza logica di una dottrina (come quella del pensiero antico), irrompe con la sua forza rappresentativa, anticipando le grandi trasformazioni della coscienza umana. Questa energia del mito, che mostrava una chiara ascendenza vichiana, diventò sempre più centrale nella riflessione di Omodeo, caratterizzando i successivi studi sulla storia moderna e, in generale, la fisionomia del suo storicismo. A parte alcune suggestioni che provenivano da Georges Sorel, acquistò tratti peculiari, distinguendosi, in primo luogo, dall’uso che, del medesimo concetto di mito, era stato fatto da classici della storiografia religiosa come Karl Friedrich Strauss o Arthur Drews. Non a caso, Omodeo affrontò, con esiti molto critici, anche l’opera di Rudolf Bultmann, dedicando nel 1938 un articolo a Das Johannes-Evangelium: articolo nel quale riportò il metodo bultmanniano a quello esegetico e comparatistico del Wellhausen, confutando, sul piano teorico, il concetto stesso di demitizzazione, l’immagine di un nucleo kerigmatico nascosto nel mito e, perciò, da attingere attraverso un processo ermeneutico di disvelamento. Nella visione di Omodeo il mito rappresentava, al contrario, la forza espansiva della storia, capace di alimentare le grandi stagioni della civiltà umana.

 

Marcello Mustè

 


Bibliografia

Opere principali

  • Gesù e le origini del cristianesimo, Principato, Messina 1913 (2a ed. Principato, Messina 1926 con il titolo Storia delle origini cristiane. I. Gesù e le origini del cristianesimo; ristampa anastatica della 2a edizione: Il Mulino, Bologna 2000).
  • L’esperienza etica dell’Evangelio (Brani scelti dal Nuovo Testamento), Bari 1921 (2a ed. Laterza, Bari 1924).
  • Prolegomeni alla storia dell’età apostolica, Principato, Messina 1921 (ristampa anastatica: Il Mulino, Bologna 2000).
  • Storia delle origini cristiane. III. Paolo di Tarso apostolo delle genti, Principato, Messina 1922 (nuova edizione ESI, Napoli 1956; ristampa anastatica: Il Mulino, Bologna 2000).
  • Storia della religione. Dalla Grecia antica al Cristianesimo, Principato, Messina 1924 (2a ed. Laterza, Bari 1948).
  • Gesù il Nazoreo, La Nuova Italia, Venezia 1927 (nuova edizione a cura di F.E. Sciuto Rubbettino, Soveria Mannelli 1992).
  • Tradizioni morali e disciplina storica, Laterza, Bari 1929.
  • Il Quarto Evangelio e le lettere attribuite a Giovanni, Laterza, Bari 1930.
  • L’età del Risorgimento italiano, Principato, Messina 1932 (la 1a ed., con il titolo Età moderna e contemporanea, era apparsa nel 1925 per l’editore Principato; 3a ed. Principato, Messina 1939; 4a ed. ISPI, Milano 1942; 5a ed. ESI, Napoli 1946; 6a ed. ESI, Napoli 1948; 7a ed. ESI, Napoli 1952; 8a ed. ESI, Napoli 1960; 9a ed. ESI, Napoli 1965).
  • Figure e passioni del Risorgimento italiano, Ciuni, Palermo 1932 (2a ed. Mondadori, Roma 1945).
  • Momenti della vita di guerra. Dai diari e dalle lettere dei caduti, Laterza, Bari 1934 (2a ed. Einaudi, Torino 1968).
  • Alfredo Loisy storico delle religioni, Laterza, Bari 1936.
  • Il Cristianesimo nel secondo secolo, Università di Napoli, Napoli 1937 (nuova ed. ESI, Napoli 1958).
  • Un reazionario. Il conte J. De Maistre, Laterza, Bari 1939.
  • L’eresiarca Marcione. La Chiesa di Roma nel I e nel II secolo. Il culto nel II secolo, Università di Napoli, Napoli 1940 (nuova ed. ESI, Napoli 1958).
  • La leggenda di Carlo Alberto nella recente storiografia, Einaudi, Torino 1940 (2a ed. Mondadori, Milano 1957).
  • L’opera politica del Conte di Cavour, La Nuova Italia, Firenze 1940.
  • Vincenzo Gioberti e la sua evoluzione politica, Einaudi, Torino 1941 (2a ed. Mondadori, Milano 1957).
  • F. de Lamennais apologeta del Cattolicesimo, Libreria Scientifica, Napoli 1943.
  • Studi sull’Apocalisse di Giovanni, Libreria scientifica, Napoli 1943.
  • Aspetti del cattolicesimo della Restaurazione, Einaudi, Torino 1946 (ristampato in Studi sull’età della Restaurazione, Einaudi, Torino 1970).
  • La cultura francese nell’età della Restaurazione, Mondadori, Milano 1946 (ristampato in Studi sull’età della Restaurazione, Einaudi, Torino 1970).
  • Giovanni Calvino e la riforma in Ginevra, Laterza, Bari 1947.
  • Il senso della storia, a c. di L. Russo, Einaudi, Torino 1948 (2a ed. Einaudi, Torino 1955).
  • Libertà e storia. Scritti e discorsi politici, Einaudi, Torino 1960.
  • Lettere 1910-1946, Einaudi, Torino 1963.
  • Carteggio Gentile-Omodeo, a cura di S. Giannantoni, Sansoni, Firenze 1974. 
  • Carteggio Croce-Omodeo, a cura di M. Gigante, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1978. 

Scritti sull’autore e il suo pensiero religioso

  • L’Acropoli ad Adolfo Omodeo, Macchiaroli, Napoli 1947
  • Studi per Adolfo Omodeo, «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 1989-1990, 11, Napoli 1993
  • Calabrò G., Omodeo storico della civiltà, Bibliopolis, Napoli 2006
  • Cantimori D., Storici e storia, Einaudi, Torino 1959, pp. 51-75 (2a ed. Einaudi, Torino 1971, pp. 18-48)
  • Croce B., Adolfo Omodeo, «Quaderni della Critica», 1946, 5, pp. 1-4
  • Croce Craveri E., Adolfo Omodeo, personalità e linguaggio, «Lo spettatore italiano », 1956, 3, pp. 112-16
  • De Marzi, Adolfo Omodeo. Itinerario di uno storico, Quattro Venti, Urbino 1988
  • Galasso G., Personalità e spiritualità di Adolfo Omodeo, in Id., Croce, Gramsci e altri storici, Il Saggiatore, Milano 1968, pp. 302-315
  • Garosci A., Adolfo Omodeo, a c. di M. Griffo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2013
  • Griffo M., Adolfo Omodeo, Aldo Garosci, Leo Valiani: uno scambio epistolare (1945-1946), «L’Acropoli», 2012, 3, pp. 276-87
  • Imbruglia G., Religione e storia della libertà nel pensiero di Adolfo Omodeo, in Id., Illuminismo e storicismo nella storiografia italiana, Bibliopolis, Napoli 2003, pp. 147-216
  • Mustè M., Adolfo Omodeo. Storiografia e pensiero politico, Il Mulino, Bologna 1990
  • Mustè M., Gesù della storia e Cristo eterno nell'opera di Adolfo Omodeo, «Novecento», 1993, 8-9, pp. 27-37
  • Mustè M., Metodo storico e senso della libertà. Adolfo Omodeo e i problemi della storiografia crociana, «La Cultura», 1993, 2, pp. 363-392
  • Mustè M., Adolfo Omodeo. Il pensiero politico, «Annali dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici», Vol. xi (1989-1990), Il Mulino, Napoli-Bologna 1993, pp. 443-75
  • Mustè M., Gesù della storia e Cristo eterno nell'opera di Adolfo Omodeo, «Novecento», 1993, 8-9, pp. 27-37
  • Mustè M., Metodo storico e senso della libertà. Adolfo Omodeo e i problemi della storiografia crociana, «La Cultura», 1993, 2, pp. 363-392
  • Mustè M., Croce e Adolfo Omodeo: l’altro autore della «Critica», in Croce e Gentile. La cultura italiana e l’Europa, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2016, pp. 767-774
  • Omodeo Zona E., Ricordi su Adolfo Omodeo, Bonanno, Catania 1968
  • Parente F., Omodeo storico del cristianesimo, «La parola del passato», 1966, 21, pp. 141-52
  • Pertici R., Preistoria di Adolfo Omodeo, in Id., Storici italiani del Novecento, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Roma 2000, pp. 57-104
  • Pugliese Carratelli G., Benedetto Croce e Adolfo Omodeo, in Croce trent’anni dopo, a c. di A. Bruno, Laterza, Bari 1983, pp. 145-156
  • Rascaglia M., Bibliografia di Adolfo Omodeo, Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli 1993
  • Sasso G., Fra Croce e Omodeo «quando l’Italia era tagliata in due». Giovanni Pugliese Carratelli, «La Cultura», 2014, 1, pp. 5-46
  • Tessitore F., Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, 5° vol., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2000
  • Valiani L., Fra Croce e Omodeo. Storia e storiografia nella lotta per la libertà, Le Monnier, Firenze 1984